Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato sabato attacchi di proporzioni senza precedenti contro le posizioni degli Houthi nello Yemen. I raid aerei, descritti come l’inizio di un’operazione a lungo termine, hanno causato almeno 31 vittime e 101 feriti, molti dei quali donne e bambini, secondo il portavoce del ministero della Salute dello Yemen controllato dagli Houthi, Anees al-Asbahi.
In un post su Truth Social, Trump ha avvertito l’Iran di interrompere immediatamente il sostegno agli Houthi, definendoli "terroristi" e promettendo che "l’inferno si abbatterà su di loro" se gli attacchi nel Mar Rosso dovessero continuare. "Se l’Iran minaccerà gli Stati Uniti, li riterremo pienamente responsabili. Non saremo gentili", ha dichiarato.
La risposta di Tehran non si è fatta attendere: Hossein Salami, comandante delle Guardie Rivoluzionarie, ha ribadito che gli Houthi agiscono in autonomia e che l’Iran reagirà in modo "distruttivo" a qualsiasi minaccia. Intanto, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi ha condannato gli attacchi come "violazione del diritto internazionale", accusando Washington di sostenere il "genocidio israeliano" in Palestina.
Gli attacchi, coordinati dal Comando Centrale statunitense e condotti anche con caccia partiti dalla portaerei Harry S. Truman nel Mar Rosso, hanno preso di mira roccaforti Houthi a Sanaa, Taiz e Dahyan. Quest’ultima, sede degli incontri del leader Abdul Malik al-Houthi, ha subito un blackout dopo il bombardamento di una centrale elettrica. Residenti della capitale yemenita hanno descritto le esplosioni come "simili a terremoti", con conseguente panico tra la popolazione. Gli Houthi hanno definito gli attacchi un "crimine di guerra", promettendo una risposta militare proporzionata.
L’operazione segna la più ampia campagna militare statunitense in Medio Oriente dall’insediamento di Trump nel 2025 e arriva in un momento di pressioni crescenti su Tehran. Gli Stati Uniti, infatti, stanno intensificando le sanzioni economiche per costringere l’Iran a negoziare sul suo programma nucleare, nonostante il rifiuto dell’ayatollah Khamenei . L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha recentemente segnalato l’accelerazione iraniana nell’arricchimento dell’uranio al 60%, vicino alla soglia per uso bellico.
Gli Houthi, che controllano gran parte dello Yemen dal 2014, hanno intensificato dal novembre 2023 gli attacchi a navi commerciali e militari collegate direttamente o indirettamente a Israele, in sostegno ai palestinesi durante la guerra di Gaza. Secondo il Pentagono, il gruppo ha lanciato 145 attacchi a mercantili e 174 a navi da guerra statunitensi dal 2023, costringendo Washington a dispiegare risorse significative per difendere le rotte marittime. Martedì scorso, gli Houthi hanno annunciato la ripresa degli assalti dopo una tregua durata da gennaio, innescando la reazione americana.
L’amministrazione Trump ha adottato un approccio più aggressivo rispetto al predecessore Biden, autorizzando azioni dirette per indebolire le capacità militari degli Houthi. Nel contempo, il Segretario di Stato Marco Rubio ha informato il ministro russo Sergei Lavrov degli attacchi, in un tentativo di limitare le tensioni con Mosca, viste le relazioni tra Russia e Iran.
In un'intervista con il corrispondente politico dell'agenzia IRNA, il capo della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del Parlamento, Ebrahim Azizi, ha dichiarato in merito all'incontro di Pechino, tenutosi alla presenza dei viceministri degli Esteri di Iran, Russia e Cina: "La Repubblica islamica dell'Iran è sempre stata attiva nel campo della diplomazia e, durante questo periodo, il signor Araghchi, il ministro degli Esteri, e i suoi colleghi hanno svolto buone attività e stretto contatti nel campo del rafforzamento diplomatico.Una delle questioni importanti e necessarie per il paese, che abbiamo anche sottolineato nel Comitato per la sicurezza nazionale del Parlamento, è stata il mantenimento e lo sviluppo delle relazioni strategiche tra Iran, Cina e Russia. Abbiamo avuto un'ottima cooperazione con questi paesi nel corso degli anni e dobbiamo usare queste relazioni nei negoziati e nella revoca delle sanzioni.Gli americani devono accettare che l'era dell'unilateralismo è finita e che non è il caso che si considerino i padroni del villaggio globale, perché grandi potenze emergenti come Cina e Russia svolgono un ruolo molto importante nelle equazioni globali odierne".