In una sorprendente dichiarazione durante una conferenza stampa tenuta a Kiev questa domenica, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato di essere disposto a rinunciare alla presidenza se ciò potrà garantire la pace in Ucraina e accelerarne l'adesione alla NATO.

L'annuncio arriva in un contesto di crescenti tensioni con l'ex presidente statunitense Donald Trump, che ha recentemente definito Zelensky un "dittatore", auspicando elezioni anticipate in Ucraina, nonostante la guerra in corso.  

Con tono irritato, Zelensky ha risposto alle domande dei giornalisti sottolineando la priorità assoluta della sicurezza nazionale per il proprio Paese: "Se lasciare il mio incarico dovesse significare ottenere la  pace per l'Ucraina, sono pronto". Il presidente ha poi aggiunto con sarcasmo: "Se ci sono queste condizioni, posso scambiare la presidenza con l'adesione alla NATO, immediatamente".

Un riferimento chiaro alle ambizioni ucraine di entrare nell'Alleanza Atlantica, ostacolate finora dalle divisioni interne tra i membri dell'Alleanza atlantica e dalle condizioni del conflitto con la Russia.  

Le parole di Zelensky arrivano in un momento di forte attrito con Donald Trump, che nelle ultime settimane ha intensificato le critiche al leader ucraino, definendolo un "dittatore" in apparente riferimento al mandato quinquennale di Zelensky, scaduto  nel 2024. Trump ha inoltre sollevato dubbi sulla legittimità del governo di Kiev, auspicando nuove  elezioni nonostante la guerra su vasta scala iniziata nel febbraio 2022 sia ancora in corso. Una affermazione respinta con fermezza da Zelensky, che ha ribadito l'impraticabilità di consultazioni elettorali in un Paese sotto occupazione parziale e sotto legge marziale.

Nel frattempo Andrii Yermak, capo dell'ufficio del presidente ucraino, ha riferito di trattative costruttive con la controparte statunitense in merito a un accordo per la concessione a Washington di una quota delle risorse minerarie del Paese. Da notare che in termini finanziari e militari il supporto fornito dall'Ue all'Ucraina è addirittura superiore a quello fornito finora dagli Stati Uniti e che è in corso a Bruxelles una procedura per l'ingresso di Kiev nell'Ue. A seguito di ciò, però, non risultano pervenute a Zelensky richieste ricattatorie del tipo di quelle fatte pubblicamente dallo psicopatico nazifascista che altrettanti squilibrati americani lo hanno nominato come loro rappresentante. A questo punto, c'è da chiedersi se la von der Leyen, a nome della Commissione Ue, non debba avanzare analoghe richieste a Zelensky... oltre a portargli la propria solidarietà.

Infine, da notare la posizione sempre più marginale della (pot) fascista Giorgia Meloni in Europa, a seguito del suo progressivo appiattimento nei confronti della nuova amministrazione Trump, di cui è ormai considerata una serva sciocca. Oggi von der Leyen ha dichiarato di aver avuto nel weekend un positivo dialogo telefonico con Emmanuel Macron e Keir Starmer: "Abbiamo parlato del nostro incrollabile sostegno all'Ucraina in termini finanziari e militari. Abbiamo condiviso gli aggiornamenti sui rispettivi contatti con i partner statunitensi e abbiamo discusso piani per la difesa e la sicurezza del nostro continente".

Come si può capire da tale dichiarazione, la funzione di pontiere tra Washington e Bruxelles della premier Meloni si è già dissolta prima ancora di iniziare, semmai abbia avuto una qualche sostanza di concretizzarsi anche in passato, oltre che nella propaganda (post) fascista che imperversa in Italia.

Come ulteriore nota di colore a dimostrazione di come Meloni sia diventata la cameriera di Trump, da segnalare anche quanto accaduto oggi. Oles Horodetskyy, presidente dell'associazione cristiani ucraini in Italia, in occasione della manifestazione per il terzo anniversario della guerra in Ucraina in corso a Roma, aveva invitato la premier a partecipare all'evento. Non solo Meloni non è andata, ma ha lasciato che a rispondere all'invito fosse il suo consigliere diplomatico, Fabrizio Saggio:

"Gentilissimo presidente, a nome del presidente del Consiglio la ringrazio per le sue gentili parole. Sostenere l'Ucraina e il popolo ucraino significa sostenere la difesa della libertà. Purtroppo, a causa di impegni istituzionali, il presidente del Consiglio non potrà partecipare alla manifestazione del 23 febbraio. La prego tuttavia di veicolare la sua convinta intenzione di rendere omaggio all'eroica resistenza del popolo ucraino anche in occasione di questo terzo anniversario, analogamente a quanto ha fatto lo scorso anno di persona a Kyiv".

Ogni ulteriore commento è superfluo.