"Come un orologio, in piena campagna elettorale, si comincia a parlare di fascismo, agenti provocatori spiano gente di destra per tre anni e mandano in onda le conclusioni in tv a pochi giorni dal voto, le manifestazioni di piazza di gente perbene vengono infiltrate da neofascisti ben noti al Viminale e degenerano in scontri, le forze dell’ordine paiono improvvisamente impreparate e commettono errori plateali nella gestione della protesta contro il Green pass, la sede della CGIL viene vigliaccamente presa d’assalto, stanotte anche quella storica di FDI nel quartiere Garbatella per ritorsione, in pieno silenzio elettorale è stata preannunciata una manifestazione nazionale di tutte le sinistre. Cosa succede, sta forse scoppiando la guerra civile? No, tranquilli, tra dieci giorni sarà tutto finito. Succede “solo” che la sinistra sta per perdere le elezioni nella Capitale e il sistema di potere che ha messo in piedi non può consentirlo. Fallirebbe l’obiettivo di disarticolazione del centrodestra e conseguentemente nel 2023 vinceremmo le elezioni politiche.Dopo il governo della Raggi devono per forza tornare alla guida della Capitale, lo vuole il sistema, lo vogliono le banche, la finanza, le cooperative rosse, il circuito milionario dell’accoglienza, i centri sociali, Sant’Egidio, i salotti buoni e l’aristocrazia decadente. Non lo vuole il popolo, ma nella democrazia italiana il popolo non conta né decide e, se si appresta a farlo, deve succedere qualcosa di eclatante, si muovono come un sol uomo la magistratura, la stampa, le tv, i sindacati, i poteri forti. Di fronte a questo quadro volutamente destabilizzato, il ministro Lamorgese deve dimettersi per manifesta e conclamata incapacità.Se il popolo sta per far vincere Enrico Michetti gli ‘illuminati’ devono ‘educarlo’, prima che commetta errori…La libertà, nell’Emirato italiano, è una chimera".

Questo scriveva il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, di Fratelli d'Italia, un paio di giorni fa per commentare l'assalto della sede nazionale della Cgil. 

Oggi, in una intervista a Radio 24, lo stesso Rampelli annuncia un "parziale" ravvedimento del suo partito:

«Voteremo sì alla mozione [sullo scioglimento di Forza nuova] . Questo non ci toglie la libertà di esprimere un giudizio su un atto esclusivamente propagandistico. Forza nuova è la più efficace alleata del Pd, non perderemo voti per questo. Noi siamo favorevoli, anche se bisogna fare attenzione. Penso che la magistratura abbia, come prevede la legge, tutti gli strumenti per stabilire se una formazione debba essere sciolta o no, forse dovremo affidarci alla magistratura. Noi non abbiamo intenzione di difendere Forza nuova, ma il Parlamento può essere titolato fino a un certo punto a decidere se una forza politica debba essere sciolta.Le azioni di Forza Nuova sono funzionali al Pd. Io sono andato a portare la mia solidarietà a Landini alla sede della Cgil, quello che è successo sabato è stata una vergogna. Ma chissà perché alla vigilia del voto, c'è sempre un episodio di questa natura che impedisce di far capire ai cittadini quali sono le offerte in campo».

Quello che però Rampelli dovrebbe spiegare è la posizione della presidente del suo partito, Giorgia Meloni. Ma perché, se dice di condannare il fascismo, che però lei quasi sempre definisce "nostalgismo", non dice di essere antifascista? Eppure sarebbe semplice, ma non lo fa.  Dei fatti di sabato ha parlato di matrice sconosciuta, come se Forza Nuova non si fosse mai definito un movimento fascista. 

E come se non bastasse, si indigna se qualcuno le fa notare che così facendo, inevitabilmente, finisce per assumere posizioni che la pongono al di fuori di ciò che la Costituzione impone. Non solo. Per evitare di condannare senza se e senza ma ciò che si è visto sabato, se la prende pure con la ministra dell'Interno, come se la responsabilità di quanto accaduto fosse solo sua. Naturalmente, se la Lamorgese avesse effettuato dei fermi preventivi, la Meloni e coloro che la supportano avrebbe parlato di attentato alla democrazia.

Più o meno le stesse cose valgono anche per l'altra gamba dell'estremismo di destra, rappresentata dalla Lega di Salvini, un altro che hapiù di un problema nel definirsi e nel dimostrarsi antifascista.