"Sarebbe stato più facile non presentarsi, perché tutta Italia da giorni le chiedeva di non combattere. Ma Angela era motivata e voleva farlo. Al sorteggio, quando ha conosciuto l'avversaria, mi ha detto non è giusto. Ma qui oggi non c'è stata premeditazione. Ha abbandonato dopo aver preso un pugno. Mi ha detto che non se la sentiva che non voleva combattere. Ho provato a dirle di arrivare almeno alla fine della prima ripresa così ci saremmo confrontati, ma niente.Rispetto la sua decisione, non c'è stata una decisione a monte, lei ai punti avrebbe potuto anche vincere. Ne abbiamo parlato tanto in questi giorni poi è scoppiata la bomba mediatica. Da una parte era contenta di essere un po' paladina di un movimento e far vedere come vanno le cose, dall'altra teneva alla sua Olimpiade e voleva giocarsi le sue chance. Ho capito che era indignata che in una categoria come la sua possano gareggiare atlete con caratteristiche così androgene. Non se l'è sentita, ma non avevamo deciso che andasse così".

Queste le parole del tecnico del pugilato azzurro, Emanuele Renzini, a commento del match tra Angela Carini e l'algerina Imane Khelif, in cui l'atleta italiana, dopo aver ricevuto un solo pugno, ha deciso di abbandonare il match, nonostante l'angolo l'abbia invitata più volte a completare almeno la prima ripresa.

Che cosa era accaduto in precedenza?

La boxeur algerina era stata esclusa dagli ultimi Mondiali per un livello elevato di testosterone e la presenza di cromosomi maschili nel DNA. Secondo il regolamento del Cio, Imane Khelif ha però tutti i requisiti per partecipare alla competizione femminile dei Giochi olimpici. E perché non dovrebbe? 

Lo spiega, in un articolo riportato sul Corriere, Silvia Camporesi, una delle massime esperte di scienza ed etica dello sport ed External Expert Advisors di Etica della Wada, l'Agenzia antidoping:

"Da quello che leggo, Khelif è una persona con variazioni delle caratteristiche del sesso, Vcs/Dsd, che possono comportare anche iperandrogenismo, cioè una produzione di ormoni superiori a una ipotetica media femminile. Capita per diversi fattori, come la sindrome dell'ovaio policistico che colpisce fra l'8 e il 13 per cento delle donne. Sarebbero da escludere anche loro? Si stima che le persone con Vcs/Dsd invece siano fra lo 0,018 e l’1,7 per cento.Ogni persona è diversa da un'altra. Qui poi si tratta di condizioni naturali e produzione endogena, non di doping.Il perché di queste polemiche? C’è un po' di sessismo. I vantaggi genetici endogeni vanno bene solo per la categoria maschile, a quanto pare. La questione è etica. Lo sport, come la società, deve cercare l’inclusione, non l'esclusione".

La vicenda, naturalmente, è stata cavalcata dai soliti perdigiorno che qui in Italia, purtroppo, ricoprono persino incarichi ministeriali, come nel caso di Matteo Salvini che, bontà sua, si è espresso sulla vicenda senza saperne nulla, al solo scopo di supportare le sue baggianate in stile Vannacci:

"Far competere ai Giochi Olimpici una donna con un pugile trans è una FOLLIA inaccettabile figlia dell’ipocrisia del politicamente corretto. Lo ribadisco, senza se e senza ma". 

Inutile offendere uno che si offende pesantemente da solo, ogni giorno, con quello che dice.

In questo caso, va aggiunto, che Salvini è solo un esempio, essendo uno dei tanti politici del (post) fascismo - Giorgia Meloni compresa - che si è espresso sulla vicenda, utilizzando lo stesso argomento.

L'unico dubbio che rimane a molti, che le dichiarazioni di Renzini hanno cercato di rimuovere, è che il ritiro di Carini sia stata una sceneggiata suggerita e programmata, da cui l'atleta riceverà futuri benefici extra sportivi.

Nessuna accusa, solo una sensazione... speriamo non accada e che tutte le espressioni di disappunto dell'atleta italiana siano state vere.