Aumenta il livello di tensione tra Iran e Stati Uniti, dopo che la scorsa domenica un missile ha colpito un edificio all'interno della cosiddetta zona verde di Bagdad, sede delle attività istituzionali e diplomatiche dell'Iraq, a circa mezzo chilometro dall'ambasciata statunitense. Nei giorni scorsi pasdaran iraniani erano stati accusati di posizionare missili da lanciare contro installazioni degli americani e dei loro alleati nei Paesi confinanti con l'Iran.

Nel giro di poche ore, Trump invia un tweet in cui dichiara che "se l'Iran vuole combattere, quella sarà la fine ufficiale dell'Iran".


Lunedì, è arrivata la risposta del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif che lo ha avvertito di non minacciare l'Iran, indicando il consigliere alla Sicurezza nazionale John Bolton, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman come gli ispiratori dell'atteggiamento di Trump verso l'Iran.

Zarif ha poi ricordato al presidente Usa che lui sta minacciando di tentare di fare ciò che neppure Alessandro il Grande, Gengis Khan e altri aggressori sono riusciti a fare, tanto che gli iraniani sono rimasti indipendenti per millenni.


I rapporti tra Usa e Iran sono iniziati a peggiorare all'inizio di maggio, gli Usa, che già avevano ricusato l'accordo nucleare del 2015, pur lasciando agli altri Paesi  firmatari la facoltà di acquistare petrolio iraniano, hanno deciso di por fine anche a questa concessione. 

Alcuni giorni dopo, il presidente iraniano Rouhani ha dichiarato che il suo Paese aveva iniziato a sospendere diversi impegni sottoscritti nel 2015, minacciando di intensificare l'arricchimento dell'uranio se i Paesi europei, entro due mesi, non avessero agito per proteggere il petrolio e le banche dell'Iran dagli effetti delle sanzioni statunitensi.

La Casa Bianca ha risposto con l'invio di una portaerei, di bombardieri B-52 e di una batteria di difesa missilistica Patriot.

La scorsa settimana quattro petroliere nel Golfo Persico hanno subito danni insieme a due oleodotti sauditi in seguito ad un attacco di droni da parte dei ribelli Houthi dello Yemen, con l'Iran che ha negato di aver pianificato un tale attacco, pur sostenendo quelle milizie ribelli che in Yemen combattono l'alleanza guidata dai sauditi.