In certi casi come possono non ritornare alla memoria i primi versi del coro dell'atto secondo del Conte di Carmagnola, "S'ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo..."?

Sabato, Alessandro Di Battista ha ricordato a Luigi Di Maio che il Movimento 5 Stelle ha preso i voti dai propri elettori per dire no alla Tav e al Tap.

Domenica, in una intervista a La Stampa, Matteo Salvini dice l'esatto contrario.

«Auguri a Dibba con un po’ di invidia: io più modestamente mi accontento di Milano Marittima. Ci sono fior di tecnici e di docenti che stanno valutando il rapporto costi-benefici. Dai nostri dati, sembra che i benefici superino i costi nel caso delle pedemontane, del terzo valico e del Tap, che ridurrebbe del 10% il costo dell’energia per tutti gli italiani.

[Sulla Tav] il discorso è più lungo. Bisogna calcolare fino all’ultimo centesimo. Aspetto i risultati degli studi. In linea di massima, culturalmente, sono più per fare che per disfare. Se non fare la Tav ci costasse due, tre o quattro miliardi, è chiaro che andrebbe fatta.»


A Salvini, in relazione alla Tav, risponde il ministro dei Trasporti Toninelli, in questo caso intervistato dal Corriere.

«Sulla Tav Salvini dice che si va avanti? Bene, perché sempre lui conferma che serve un'analisi costi-benefici. Dobbiamo capire, entro fine anno la risposta.

Al di là della posizione personale di Salvini, la domanda a cui dare risposta resta se la Tav è un'opera redditizia o meno. Tutte le stime e le previsioni, per esempio, si fondano su valori dei flussi di merci e di persone che definirei farlocchi, poiché diminuiscono anziché aumentare.

Serve, quindi, un'analisi attualizzata per una valutazione più approfondita. Significa che deve essere valutato e riformulato tutto. Ma se per ripagare l’opera servono più di 50-60 anni, finendo con il mettere le mani nelle tasche degli italiani per finanziarla, è meglio bloccarla.

Intanto, certo è che gli sprechi legati alle linee Tav sono sotto gli occhi di tutti e sono stati stigmatizzati dalla Corte dei conti Ue, secondo cui l’Italia spende il doppio per chilometro, in alcuni casi quasi il triplo, rispetto agli altri grandi Paesi Ue.»


Per quanto riguarda il Tap, a replicare a Salvini ci pensa invece Barbara Lezzi su Facebook, facendo notare al segretario leghista che le priorità per il sud sono altre: «Caro Matteo Salvini, in Italia servono le infrastrutture ed in particolar modo ne hanno estremo bisogno il sud e le aree interne del centro-nord.

È la carenza di questo genere di investimenti che ha provocato una perdita ulteriore di posti di lavoro al sud di 300.000 unità durante gli anni della crisi. Non si è mai osservato il riparto della quota ordinaria degli investimenti per popolazione. Al sud spetterebbe almeno il 34% e siamo a poco meno del 29%.

Strade sicure, ferrovie, scuole, ricerca, università, bonifiche, anti-dissesto idrogeologico, energia pulita. Questi sono gli investimenti che L'Italia aspetta.»


Per chiunque non sia accecato dal tifo per questo governo, ormai è chiaro che, accordo o non accordo, Lega e 5 Stelle, dopo solo due mesi, procedono entrambi su gstrade diverse, promuovendo ognuno i propri cavalli di battaglia in una campagna elettorale che dopo il 4 marzo non è mai terminata, rimandando qualsiasi decisione su temi "spinosi" che il famoso contratto ha lasciato irrisolti.

Risultato? Ai pugliesi di Melendugno che chiedono di spostare più a nord l'approdo del gasdotto che adesso è fissato a San Foca, i 5 Stelle non sanno cosa dire, mentre solo qualche mese fa davano come scontato che ciò sarebbe avvenuto nel caso in cui avessero governato. Idem, per quanto riguarda la Val di Susa.

Considerando che, dopo l'estate, questi temi andranno affrontati in un modo o nell'altro - rimandarli sarebbe come dare di fatto per approvate le due opere - come è possibile che Lega e 5 Stelle possano trovare un accordo? E con che faccia i 5 Stelle, che in Puglia adesso iniziano ad essere fischiati, potrebbero ripresentarsi in pubblico, nel caso dovessero calare le braghe alla Lega?

E questo è solo uno dei tanti problemi che si accavalleranno al rientro dalle ferie, perché a settembre dovrà essere anche presentata una manovra di bilancio che dovrà contenere flat tax e reddito di cittadinanza: due provvedimenti tra loro in contraddizione che, se approvati in base a quanto promesso in campagna elettorale, avrebbero bisogno di coperture finanziarie insostenibili.

Ed è probabilmente per questi motivi che Salvini e Di Maio non hanno mai interrotto la campagna elettorale iniziata con le politiche, tanto che adesso vanno ad inseguire gli elettori persino nelle località di vacanza. Entrambi, nonostante tutto, sanno che a breve sarà necessario ritornare alle urne.