Un po’ di tempo fa la trasmissione televisiva Report ha portato alla ribalta il problema dell’olio di Palma.

Ora se ne parla un po’ meno, ma questo olio, nonostante sia 100% vegetale, ha suscitato l’indignazione di tutte le persone attente alla propria salute, a quella degli animali e a quella del pianeta.

L’olio di Palma è ottenuto dal frutto delle Palme, la drupa. La drupa ha un nocciolo duro e una polpa morbida, da cui si ricava l’olio che viene utilizzato come se piovesse nell’industria alimentare, chimica e cosmetica perché rispetto ad altri oli vegetali più pregiati ha un costo basso e prestazioni ottime. Per questo c’è una grandissima richiesta.

E per questa richiesta si è arrivati al disboscamento di enormi appezzamenti di terreno per far posto alle sue coltivazioni, devastando intere regioni.

Inoltre ha portato alla distruzione della fauna di quelle zone, con l’aggravante della crudeltà!

Come se non bastasse, queste coltivazioni intensive richiedono manodopera, preferibilmente a basso costo, incrementando lo sfruttamento delle popolazioni locali.

Perché si usa allora? Perché presenta netti vantaggi commerciali: ha ottima palabilità (cioè è appetibile, esalta il gusto degli alimenti che lo contengono), ha un’ottima resistenza all’ossidazione (quindi non irrancidisce, facendo conservare il prodotto che lo contiene più a lungo), ha un basso costo di produzione rispetto ad altri alimenti grassi, …

Nonostante le ricerche scientifiche abbiano affermato che l’olio di Palma non è sano né per l’organismo né per l’ambiente, alcune aziende si stanno prodigando (e spendendo soldi a palate in pubblicità ingannevole) per cercare di far credere il contrario. Le loro argomentazioni pretenderebbero di essere scientifiche, ma non hanno il minimo fondamento, soprattutto alla luce di quanto è venuto a galla negli ultimi tempi sull’olio di Palma.

Affermare che l’olio di Palma è buono, fa bene alla salute e non distrugge le foreste e quindi la fauna locale è la bufala delle bufale! Dopo aver capito che i consumatori erano portati a scartare i prodotti contenenti quest’olio, alcune aziende produttrici hanno cercato di “ritoccare” il parere negativo sull’olio tropicale espresso dall’Istituto Superiore di Sanità.

La realtà è ben altra. L’Istituto Superiore di Sanità ha al contrario affermato che “Il consumo di olio di Palma va ridotto, soprattutto nei bambini e negli adulti con problemi cardiovascolari”. Infatti il consumo di acido palmitico (il principale acido grasso saturo contenuto nell’olio di Palma), incrementa sostanze antinfiammatorie circolanti nel sangue. E è ormai noto come gli stati infiammatori favoriscano lo sviluppo di varie patologie come quelle cardiovascolari, l’aterosclerosi, il diabete e anche i tumori. Nello specifico l’olio di Palma è scientificamente considerato aterogeno (cioè favorisce la comparsa di lesioni aterosclerotiche) ed è trombogenico (cioè può portare alla formazione di trombi per la sua azione aggregante piastrinica).

Per questo viene tristezza a guardare la pubblicità di note aziende che si adoperano per ribaltare queste verità scientifiche e inconfutabili.

E’ logico che la sua pericolosità dipende dal quantitativo ingerito. Ma dato che fino a poco tempo fa l’olio di Palma era un ingrediente fisso di tantissimi prodotti da forno e non (se non di tutti!), era difficile non farlo entrare nella propria dieta.

Ci si chiede cosa cambierebbe a livello locale se al posto delle Palme si coltivassero altre piante da olio? Molto probabilmente nulla o forse sarebbe anche peggio, a seconda della produttività delle piante.

Per questo forse boicottare l’olio di Palma per un fattore etico in conseguenza allo sfruttamento del territorio e delle popolazioni locali è una lotta un po’ ingenua perché presuppone che il trattamento sarebbe diverso e migliore se si trattassero altre colture.

Per altri la lotta all’olio di Palma diventa giusta e sacrosanta se la facciamo per la nostra salute.

L’olio di Palma, pur essendo vegetale, è composto da grassi saturi, quindi può diventare dannoso per la salute quanto i grassi animali. E questo è un dato scientifico che non si discute.

Il risultato della denuncia della trasmissione Report è che oggi moltissime persone boicottano i prodotti contenenti olio di Palma.

Si spera che l’industria e il suo modo di operare, agire e pensare cambino, vista la richiesta del consumatore più attento. Alcuni produttori lo hanno fatto e sono riusciti a proporre gli stessi prodotti con le stesse caratteristiche, ma con ingredienti più sani; altri stanno spacciando per migliori e più sani e amici dell’ambiente prodotti che in verità non lo sono affatto. E magari tra poco di nuovo inorridiremo per quello che ci hanno fatto credere e mangiare in nome del business.

Ma fino ad allora le coscienze saranno pacificate e le voci alte saranno sedate.

Il vero problema alla fine forse non è l’olio di Palma, il problema è il sistema che si è creato: cibo pronto, prodotti a basso prezzo, ma scarsi in qualità, apparentemente freschi, ma sempre uguali e privi di veri nutrienti… Tutto il contrario di quanto richiede un’alimentazione sana e veramente naturale.

 

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