Esteri

Trump non si arrende alla sconfitta e il partito repubblicano (per il momento) lo appoggia

Si comincia! Così un tweet di Breitbart, megafono dei suprematisti trumpisti, ha commentato la notizia che Wililam Barr, colui che noi definiremo come ministro della Giustizia Usa, ha invitato il proprio dipartimento si attivi affinché i pubblici ministeri indaghino sulle accuse di brogli elettorali.

Quello che Breitbart ha però omesso, è che le indagini - ha raccomandato Barr - vengano avviate solo nel caso in cui ci siano prove evidenti di brogli e non accuse promosse da "affermazioni inverosimili".

Ma la precisazione è una quisquilia per Trump, ormai ampiamente fuori di sé ammesso che non lo sia sempre stato, la cui intenzione è semplicemente quella di far credere che una cosa possa essere verosimile, senza preoccuparsi che sia vera... tanto, quelli a cui si rivolge sono abituati a questo modo di far politica. 

È così che Trump ha governato per tutti e quattro gli anni del suo mandato, in bilico tra realtà e fantasia, senza preoccuparsi che le sue affermazioni corrispondessero alla realtà dei fatti. Era sufficiente che la sua verità fosse in qualche modo verosimile.

Del resto, Trump ha sempre avuto come unico obiettivo quello di solleticare la pancia dell'America ignorante e forcaiola, quella per cui tutti sono nemici se non la pensano come te o se non sono uguali a te, quella che è pronta a sparare per qualsiasi ragione, anche la più futile, e che crede che farlo sia un suo diritto costituzionale... insomma, l'America del KKK, che ora viene definita suprematista (perché l'attributo fascista o nazista non è ancora stato sdoganato... per il momento!) o anche trumpista.

Ma il trumpismo si è appoggiato su un partito, quello repubblicano, che, nonostante tutto, aveva fino a quattro anni fa fatto comunque da argine all'estremismo di destra che ora sembra maggioritario.

Adesso, il partito repubblicano avrebbe l'occasione di prendere le distanze da Trump e di tornare di nuovo ad essere un partito "normale". Ma non sembra che sia questa la strada scelta. 

Infatti, invece di chiedere a Trump di prendere atto del risultato delle urne e della sua sconfitta, i GOP, salvo alcune eccezioni, per il momento hanno scelto di condividere le assurde tesi di brogli del presidente in carica che si rifiuta di riconoscere la vittoria dell'avversario e di iniziare così il normale processo di transizione tra un'amministrazione e l'altra... come dimostra la presa di posizione di Mitch McConnell del Kentucky, attuale leader della maggioranza al Senato, rieletto da pochi giorni.

Rivolgendosi all'aula del Senato, McConnell ha dichiarato che Trump ha al 100% tutto il diritto di esaminare le accuse di brogli e di richiedere il riconteggio dei voti.

Il guaio è - per lui, per i repubblicani e per coloro che lo sostengono - che nessuno finora ha presentato prove reali ed evidenti che siano stati commessi dei brogli.

Autore Antonio Gui
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