"L'interscambio è cresciuto, si è assestato nel 2023 a circa 67 miliardi di euro con un ampio potenziale credo ancora inespresso, ne abbiamo parlato. Non possiamo nascondere il problema del forte squilibrio con un importante deficit per l'Italia, è una questione di grande rilevanza che vogliamo affrontare insieme e portare verso un progressivo bilanciamento.Su questo il Governo italiano è ovviamente pronto a lavorare insieme alle autorità cinesi, insieme al settore privato. Sono convinta che il dialogo su questo tema, cioè sul miglioramento delle condizioni di accesso al mercato cinese e sulla tutela della proprietà intellettuale, possa produrre effetti ben più benefici di quelli che noi possiamo oggi immaginare".

Questo un passaggio dell'intervento di Giorgia Meloni al Business Forum Italia - Cina. La premier italiana - o chi per lei - si è accorta che chiudere di botto i rapporti con la Cina accusando coloro che avevano promosso l'accordo sulla via della seta non è stata una strategia intelligente e, soprattutto, redditizia.

Nel corso degli scorsi mesi, chiunque abbia dato un'occhiata ai dati del commercio estero extra Ue, si è accorto che le esportazioni dell'Italia verso la Cina sono progressivamente calate con percentuali sempre più "drammaticamente" importanti. Oggi Meloni va in Cina per lamentare un importante disavanzo commerciale e far credere che, prima di lei, nessuno avesse pensato di far affari con Pechino.

Naturalmente questa banale verità i media di regime si guarderanno bene dal diffonderla, perché non conveniente a celebrare la grandezza della mini-premier. Una sottolineatura da rimarcare perché ci porta all'altro problemuccio da segnalare che riguarda l'attuale governo (post) fascista: l'informazione, per la quale l'Europa ha bacchettato il nostro Paese nell'ultima relazione sullo stato di diritto nell'Ue.

Anche in questo caso Meloni - o chi per lei - si è accorta che le reprimenda della Commissione finivano per danneggiarla, sbugiardando la narrazione che i media di regime, da Forza Mediaset alla Rai in versione Eiar, stanno inculcando da mesi nelle menti di molti distrattissimi italiani. Così, la presidente del Consiglio ha preso carta e penna e ha scritto a von der Leyen per definire la relazione sullo stato di diritto in Italia "distorta a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il Governo italiano". 

Per Meloni, i richiami dell'Ue sono "attacchi maldestri e pretestuosi che possono avere presa solo nel desolante contesto di ricorrente utilizzo di fake news che sempre più inquina il dibattito in Europa. Dispiace che neppure la Relazione della Commissione sullo stato di diritto e in particolare sulla libertà di informazione sul servizio pubblico radiotelevisivo sia stata risparmiata dai professionisti della disinformazione e della mistificazione. ...Ancora più strumentale appare la critica in base alla quale la Rai avrebbe violato le regole della par condicio in favore della maggioranza di governo durante le ultime consultazioni per l'elezione dei membri del Parlamento europeo. Anche su questo argomento, mistificato a uso politico occorre chiarire alcuni aspetti. A ridosso delle elezioni europee del 2024, la Commissione parlamentare Vigilanza Rai, nell'esercizio delle sue prerogative, ha adottato una delibera, dichiarata peraltro dall'Agcom conforme alla disciplina vigente in materia, che prevedeva l'esclusione dalle regole della par condicio dei rappresentanti delle istituzioni che affrontavano questioni inerenti alle loro funzioni istituzionali. Non si tratta di una novità. Infatti, sempre, durante ogni passata competizione elettorale, tutti i governi in carica hanno potuto legittimamente continuare ad informare i cittadini sulla loro attività, senza che l'informazione istituzionale rientrasse nel conteggio dei tempi della par condicio, così come previsto dalla legge vigente. Viene da chiedersi  perché questo principio, che si è sempre reputato valido in passato, non debba valere per l'attuale Governo.Da parte del Governo italiano confermo ogni sforzo per assicurare in Italia e in Europa il pieno rispetto dei valori fondanti alla base dell'Unione Europea e l'assiduo impegno a far progredire l'Italia nell'ambito della libera informazione, del contrasto alle fake news e del pluralismo del servizio pubblico radio televisivo dopo decenni di sfacciata lottizzazione politica". 

Peccato, però, che la Meloni si sia dimenticata di riferire a von der Leyen tutte le volte in cui i suoi dipendenti da lei installati a via Teulada l'abbiano mandata in onda, senza contraddittorio o commento, a promuovere se stessa, il suo governo e le sue contro-riforme. Una dimenticanza... oppure anche in questo caso una fake news?