Fare giornalismo d'inchiesta, ieri come oggi mette a rischio la vita. Tante le vittime innocenti, colpevoli solo di svolgere un lavoro poco tutelato ma di fondamentale importanza.

IL MISTERO

Il 20 marzo di 24 anni fa insieme ad un collega venne uccisa a sangue freddo. Il suo nome era Ilaria Alpi, lavorava per  il TG3, e in quei giorni si trovava in Somalia per seguire lo sviluppo dell’operazione “Restore Hope”: un’operazione di peace keeping lanciata dagli Stati Uniti per cercare di pacificare le guerre intestine che stavano lacerando la Somalia preda di bande militari contrapposte.

All’operazione  partecipava anche un contingente italiano. Il 20 marzo del 1994 Ilaria era insieme all’operatore Miran Hrovatin quando nei pressi di Mogadiscio la loro auto fu bloccata da un commando armato che aprì il fuoco uccidendoli entrambi sul colpo. 


Il tragico caso dell’uccisione di Ilaria Alpi e di Milan Hrovatin è diventato nel tempo un concentrato di misteri e di piste oscure, sul quale ha provato a fare chiarezza persino il Parlamento italiano con una commissione d’inchiesta che tuttavia non è mai riuscita a giungere ad una verità.  Il punto grigio della vicenda è legato ai temi del traffico di armi e di rifiuti tossici, sui quali sembra che Ilaria stesse svolgendo in quelle settimane un’indagine giornalistica. Così come un alone di mistero ha circondato da subito i fatti successivi al barbaro assassinio. Ad esempio già durante il viaggio di ritorno delle salme verso l’Italia sparirono tre dei cinque taccuini di Ilaria Alpi insieme ad alcune delle cassette video registrate dall’operatore. 
I dettagli dell’omicidio non furono mai chiariti nonostante l' inchiesta oramai in via di archiviazione.  Un mistero che dopo 24 anni  dal loro assassinio, attende ancora di essere chiarito.