È arrivata nella notte, con 94 voti a favore e 9 contrari, la decisione dei parlamentari israeliani di sciogliere la Knesset, chiudere la legislatura e rimandare la formazione di un nuovo governo a dopo il voto per le nuove elezioni politiche, le terze in 12 mesi, fissate per il 2 marzo 2020.
La votazione, in seconda lettura, della legge con cui la Knesset ha deciso il suo scioglimento, è stata per qualche momento in dubbio perché anticipata dalla notizia, poi non confermata, che Netanyahu avesse deciso di rinunciare all'immunità parlamentare di cui si fa scudo nell'inchiesta che lo vede accusato di corruzione, frode e abuso di potere.
La volontà di Netanyahu, con tutti i suoi guai giudiziari, di far parte di in un governo di unità nazionale era il motivo principale del rifiuto di Gantz (leader di Blu Bianco) dal parteciparvi. Netanyahu, però, non ha rinunciato a nulla e il Parlamento si è sciolto.
Le nuove elezioni potranno modificare l'attuale quadro politico?
Molto dipenderà dal Likud che il 26 dicembre terrà le primarie per decidere chi sarà a guidare il partito al voto. Se Gideon Saar, al momento l'unico candidato credibile alla successione di Netanyahu, riuscisse a spodestarlo (ipotesi, va detto, poco verosimile in questo momento), la situazione politica in Israele potrebbe sbloccarsi.
Inoltre, il Likud avrà il coraggio di ripresentarsi alle urne guidato da un politico ufficialmente incriminato e che prima o poi sarà chiamato a difendersi in un processo dalle accuse che lo riguardano? Secondo un sondaggio di una tv israeliana, una scelta simile sarebbe già fin d'ora penalizzante... anche se la campagna elettorale non è ancora ufficialmente iniziata! Non sono pertanto escluse sorprese nelle prossime settimane.