Dopo aver dichiarato di esser contrario ad un governo tra 5 Stelle e Partito Democratico, tanto che lo vedrebbe costretto a stracciare la tessera del Pd a cui si è iscritto solo da poche settimane, Carlo Calenda scrive:

"Mi sono rotto di questa politica da tifo da stadio e opposti bullismi. Non ha nulla a che fare con la complessità dei problemi che dobbiamo affrontare e neanche con una politica forte (non arrogante o aggressiva) di cui abbiamo disperatamente bisogno."


È evidente che il ministro dello Sviluppo economico, prima che con gli altri, deve fare pace con se stesso. Assurto agli onori della cronaca per la caratteristica di litigare con chiunque non gli dia ragione, Calenda dice di essersi "rotto di questa politica da tifo da stadio e opposti bullismi!"

Calenda, in fondo, è però la perfetta rappresentazione del momento di enorme confusione in cui si trova il Pd, chiamato a rispondere dai suoi avversari a quella responsabilità da sempre invocata dai propri dirigenti.

Il Partito Democratico è stato invitato dai 5 Stelle a sedersi ad un tavolo per valutare la possibilità se esistano o meno le condizioni per discutere di un accordo di governo. Per farlo, i 5 Stelle hanno soddisfatto tutte le richieste del Pd. L'ultima quella di chiudere qualsiasi trattativa con la Lega.

A questo punto la palla è nel campo dei democratici che devono dire ai 5 Stelle, in attesa, quando e dove incontrarsi.

Il sondaggio del presidente della Camera Fico ha portato un grosso imbarazzo nel Pd che adesso deve decidere se accettare o meno il dialogo.

I renziani ortodossi, fedeli al dettato del padrone, hanno subito fatto sapere via social che il Pd non avrebbe potuto dialogare con i 5 Stelle, senza se e senza ma. Lo stesso Renzi, secondo quanto riportato da alcuni media, sarebbe furioso con il segretario reggente Martina, per aver aperto la possibilità ad un dialogo tra le due forze politiche.

Questa mattina, però, alcuni dirigenti Pd, che alla precedente segretaria erano sempre stati molto vicini, hanno però rilasciato dichiarazioni di diverso avviso.

Piero Fassino: «Gli insulti del passato? Dobbiamo fare un governo non una retrospettiva. Renzi è un innovatore, sbaglierebbe a dire no.»

Roberto Giachetti: «In democrazia l’opposizione è un ruolo fondamentale e dobbiamo svolgerlo dimostrando la nostra diversità dal M5S, senza pregiudizi. Se arrivano provvedimenti convincenti dobbiamo valutarli.»

Debora Serracchiani: «Chi ha vinto le elezioni dovrebbe mostrare la stessa disponibilità ad assumersi le proprie responsabilità che abbiamo avuto noi, guardando all’interesse del Paese, senza personalismi.»

Nicola Zingaretti: «Per cambiare le cose tutti devono sentirsi in partita. L’innovazione di questo Paese e anche del Pd non si può fare stando fermi o addirittura tornando indietro.»

Pertanto, pur con sfumature diverse, questi dirigenti stanno dicendo a Martina di andare avanti e valutare quello che i pentastellati hanno da proporre.

Che cosa accadrà adesso? Lo spiega il presidente del partito, il diversamente compagno Matteo Orfini, naturalmente, su facebook:

«Mi arrivano in queste ore molti messaggi di nostri elettori che chiedono chiarimenti sull'incontro con Fico. Oggi abbiamo semplicemente detto che una eventuale apertura a un governo politico col m5s dovrà essere discussa in direzione. Perché noi siamo un partito e le decisioni le prendiamo negli organismi e non sulla base di una telefonata del Casaleggio di turno.
Quindi convocherò la direzione il prima possibile. Di Maio in questo momento ci sta chiedendo pubblicamente di fare un accordo sulla base di un confronto programmatico.
Per chiarezza, sulla proposta di un accordo per un governo politico Pd-m5s la mia personale posizione resta la stessa di sempre: sono contrario

Se il tentativo proseguisse, per Renzi, che ha voluto il Rosatellum per guidare il Paese insieme a Faorza Italia per crearsi poi un proprio partito supportato da una base elettorale creata tramite provvedimenti clientelari che avrebbero favorito solo una determinata platea di elettori, sarebbe - politicamente parlando - il colpo del definitivo ko. Sarà difficile, pertanto, che questo accordo elettorale tra Pd e 5 Stelle possa andare avanti.