Il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, prende atto della decisione odierna da parte dell'agenzia Fitch di declassare il merito di credito della Repubblica italiana al livello BBB-, con outlook stabile.L'agenzia è intervenuta anticipando la valutazione del rating programmata per il 10 luglio. L'accelerazione sarebbe giustificata dal deterioramento in atto del quadro macroeconomico e della finanza pubblica. Si tratta tuttavia di effetti interamente dovuti a una causa esogena e temporanea. La valutazione degli impatti sulle prospettive di crescita e sul merito di credito sconta inevitabilmente un considerevole margine di incertezza.Le altre agenzie di rating hanno in effetti assunto un atteggiamento più prudente.La valutazione non tiene conto delle rilevanti decisioni assunte nell'Unione europea, dagli Stati che la compongono e dalle istituzioni che ne fanno parte. In particolare, non sembrano adeguatamente valorizzati l'orientamento strategico della Banca Centrale Europea e gli interventi che si stanno per realizzare con la condivisione delle responsabilità della gestione della reazione alla crisi e dei relativi oneri di finanziamento.I fondamentali dell'economia e della finanza pubblica dell'Italia sono solidi. Il sistema produttivo è molto diversificato, con un consolidato surplus commerciale e una posizione finanziaria netta nei confronti dell'estero molto vicina all'equilibrio. Il costo medio del nostro debito continua a diminuire, compreso nell'anno in corso, e la quota crescente del debito detenuta dalla Banca Centrale assicurerà anche per l'anno prossimo che l'esborso netto per interessi resti in linea con quello di quest'anno.Le garanzie pubbliche che sono rilasciate in questi giorni assicurano la liquidità all'economia italiana, migliorando anche, per questa via, le prospettive future della finanza pubblica. L'Italia ha tuttora un livello di garanzie statali basso, se confrontato con quello degli altri maggiori Paesi europei.Il Governo ha la piena consapevolezza dell'esigenza di affrontare questa crisi con misure che non siano solo di carattere emergenziale. Interverremo, anche con un'agenda di riforme e di investimenti, per aumentare il nostro potenziale di crescita, con attenzione ai vincoli e alla sostenibilità della finanza pubblica e alla necessità di confermare la traiettoria di riduzione del debito.


Quello sopra riportato è il comunicato con cui il ministro Gualtieri, martedì sera, ha commentato il declassamento dei titoli del debito italiano da parte di Fitch. Secondo i parametri di quella agenzia di rating, la classificazione BBB- indica che l'Italia ha "adeguate capacità di rispettare gli obblighi finanziari. Tuttavia, condizioni economiche avverse o cambiamenti delle circostanze sono più facilmente associabili ad una minore capacità di adempiere agli obblighi finanziari assunti". 

Questa classificazione è l'ultimo gradino riservato ai titoli che Fitch considera ancora solvibili. Il prossimo gradino, BB+, è riservato ai cosiddetti titoli spazzatura. Titoli che possono fornire alti tassi di rendita, ma per i quali l'agenzia non garantisce la solvibilità.


La valutazione di Fitch, nonostante tutto, non sembra aver inciso più di tanto sull'andamento dello spread BTP/Bund che, con alti e bassi, viaggia abbondantemente sopra i 200 punti dall'inizio dell'emergenza Covid in Italia. Ma bisogna anche valutare quali potranno essere le conseguenze economiche, nel loro complesso, causate dall'attuale periododi chiusura.

Per Eugenio Gaiotti, capo del dipartimento Economia e statistica della Banca d'Italia, «la caduta del Pil potrebbe essere stata, nei primi 3 mesi del 2020, attorno a cinque punti percentuali. Il protrarsi dell'epidemia porterà a una caduta del prodotto, verosimilmente più accentuata, anche nel secondo trimestre, cui potrebbe fare seguito un recupero nella seconda parte dell'anno. Secondo le nostre valutazioni – ha proseguito Gaiotti, durante la sua audizione sul Def, rivolgendosi alle commissioni bilancio di Camera e Senato – basate anche sulle informazioni disponibili sulle interruzioni dell'attività nei diversi settori, la produzione industriale sarebbe scesa del 15% a marzo e di circa il 6% nella media del primo trimestre.Nel 2020 inoltre, le entrate fiscali segneranno un calo senza precedenti rispetto agli ultimi 50 anni. Secondo le stime, nell'anno in corso rispetto al 2019 le entrate complessive calerebbero di quasi il 6%: una tale flessione sarebbe senza precedenti almeno negli ultimi 50 anni. Nel 2021 solo una parte della perdita di gettito sarebbe recuperata. Infatti, escludendo le entrate derivanti dall'attivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette, le previsioni del quadro tendenziale del Def indicherebbero un gettito complessivo nel 2021 di circa il 4% maggiore di quello del 2020».


Quindi, stabiliti i contorni di un quadro macroeconomico che più fosco non si potrebbe immaginare, resta da vedere quale sarà gli l'impatto sulla vita quotidiana delle persone e se gli incentivi economici delle istituzioni europee potranno effettivamente aiutare il nostro Paese nel superare questo momento.