Il 15 e 16 giugno si dovrà tenere su lago di Lucerna la conferenza promossa da Zelensky insieme al governo svizzero. Sono stati invitati 160 Stati del mondo e organizzazioni internazionali, ma non la controparte del conflitto, cioè la Russia. Secondo Kiev, per adesso pare abbiano accettato di presentarsi in 107, invece Berna parla di 70 assensi. Fra questi ultimi vi saranno anche alcuni Paesi del sud-est asiatico che il presidente ucraino è andato a convincere di persona la settimana scorsa.

Si è infatti recato nelle Filippine e a Singapore, dove ha parlato a latere del forum “Shangri-La Dialogue” e ha ottenuto anche il sì della Thailandia. Il problema di tali partecipazioni è che non implicano l’aderenza alle ragioni di Kiev e la condanna della azioni di Mosca. Si tratta di Stati lontani dal conflitto geograficamente e politicamente, che cercano solo un’occasione di rilievo internazionale e di dialogo.

In altri casi, come per India e Brasile, dunque Stati dal peso specifico notevole, andranno delegazioni simboliche o di basso livello, non i presidenti o i ministri degli Esteri. Per non parlare poi dell’assenza delle Repubbliche ex sovietiche (tranne quelle assorbite da NATO e UE e poche altre), del Pakistan, dell’Arabia Saudita e soprattutto della Cina. Zelensky si è indispettito per il “gran rifiuto” di Pechino e ha immediatamente attaccato i cinesi accusandoli di fare il gioco di Putin.

Infine, per togliere altra potenziale autorevolezza alla conferenza, vi è la scelta di Washington di mandare la vicepresidente Kamala Harris. Biden sarà in Italia per il G7, non potrebbe fare un salto in Svizzera? No, perché deve presenziare a una serata di beneficenza con George Clooney in California.

Al posto suo ci sarà la Harris, nota soprattutto grazie alle imitazioni comiche che in America le vengono riservate per la sua risata inopportuna e la serietà con cui afferma frasi banali.