“E’ necessario investire sulla salute come bene fondamentale, in un percorso che parta dalla prevenzione per arrivare alla cura e alla riabilitazione, mettendo in rete tutti i servizi: territorio, ospedale, cure primarie e specialistiche. Ma non basta: bisogna andare oltre e promuovere la salute nelle scuole, nelle universita’, negli ambienti di lavoro e in famiglia. Si tratta, infatti, di un valore trasversale che attraversa la vita delle persone, delle comunità, e la cui riduzione o assenza mette a rischio le economie e la tenuta sociale”.
Lo ha affermato Andrea Filippi, Segretario Nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, alla conferenza nazionale per la sanita’ pubblica, promossa dall’intersindacale di categoria con le associazioni di cittadine e cittadini.“Oggi purtroppo i modelli si misurano con il fatto che la malattia rappresenta un costo per il sistema pubblico e un profitto per il privato, con una logica che ne determina l’insostenibilità e mette sempre più a rischio il SSN a causa dei continui tagli alle risorse e al personale”, ha osservato Filippi. “Bisogna costruire un modello che promuova la salute prima della cura, ricomporre la rete dei servizi sociosanitari per non lasciare soli i professionisti che vanno invece sostenuti e valorizzati anche economicamente, frenando la fuga dai servizi pubblici e l’aggravarsi del fenomeno dei ‘gettonisti’, voluto prima di tutto da Regioni ed Aziende”.Infine, spiega Filippi, “dobbiamo costruire un’alleanza tra tutti gli operatori e con le persone, per una mobilitazione in difesa del SSN pubblico, universale, equo, solidale”, conclude.

Fermare la deriva verso cui sta andando il nostro Servizio sanitario nazionale, con liste di attesa lunghissime per accedere alle prestazioni, personale medico e infermieristico allo stremo, contratti non rinnovati e risorse insufficienti per far fronte all’invecchiamento progressivo della nostra popolazione e dunque della crescente richiesta di cure per malattie croniche.

E’ l’appello che arriva dalle Organizzazioni sindacali, che rappresentano oltre 120.000 dirigenti medici, veterinari e sanitari dipendenti del SSN, ma anche dalle associazioni di cittadini e pazienti, che chiedono a tutte le forze politiche un chiaro impegno in difesa del sistema sanitario pubblico e universale, attraverso un manifesto presentato a Roma, nella sala Capranichetta.

Al manifesto seguirà una serie di iniziative con manifestazioni il 15 giugno prossimo in 8 città italiane, e una più grande mobilitazione prevista a settembre a Roma. Ma le organizzazioni sindacali sono chiare: non si escludono misure più drastiche come lo sciopero.

Il diritto alla salute, principio fondante della Costituzione Italiana, è seriamente a rischio.

È in atto, da tempo, un processo di destrutturazione del Servizio Sanitario Nazionale pubblico che, di fatto, ha minato la sostenibilità, l’equità e l’accesso alle cure, rendendo marginale rispetto alle politiche nazionali un bene inalienabile come la salute degli italiani.  

Ecco perché le Organizzazioni sindacali, che rappresentano oltre 120.000 dirigenti medici, veterinari e sanitari dipendenti del SSN e le Associazioni di cittadini e pazienti, chiedono a tutte le forze politiche un chiaro impegno in difesa del Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale.

Appare superfluo ricordare come la tempesta della pandemia Covid-19 abbia accentuato le fragilità del SSN, funzionando da acceleratore di fenomeni esistenti e cambiando definitivamente lo scenario in cui ci muoviamo.

L’Italia è fanalino di coda per quanto riguarda la spesa sanitaria in Europa, sia per valori pro-capite a parità di potere d’acquisto, sia come percentuale di Pil, con un gap vertiginoso rispetto a Paesi di riferimento come Francia e Germania. Il definanziamento pluridecennale riservato al sistema sanitario pubblico e ai suoi dipendenti ha prodotto non solo un continuo restringimento del perimetro pubblico del servizio sanitario, con la progressiva privatizzazione dei servizi sanitari, ma addirittura una crescita esponenziale dell’appalto al privato dei professionisti, sempre più raramente disposti a iniziare o a continuare a lavorare nelle strutture pubbliche, a fronte di stipendi dal potere d’acquisto sempre più basso e di condizioni di lavoro in continuo peggioramento.

Ma oltre a finanziamenti adeguati, non possiamo immaginare una sanità senza una seria riforma che affronti sia l’emergenza ospedaliera che territoriale. La crisi degli ospedali non si esaurisce nei Pronto soccorso, unica alternativa alle infinite liste di attesa, sovraffollati di pazienti ma sostenuti da pochi medici e professionisti sanitari allo stremo delle forze. E quella del territorio si manifesta con aree geografiche estese prive di medici di riferimento e di sostegno sociale per pazienti con malattie croniche, spesso non autosufficienti, invalidanti. Queste emergenze, tuttavia, non compaiono tra gli interventi prioritari dell’agenda politica.

Il diritto alla salute, che la Costituzione vuole uno e indivisibile, è oggi declinato in 21 modi diversi, causa di quelle diseguaglianze nell’accesso alle cure che costringono i pazienti ai viaggi della speranza lungo il gradiente Sud-Nord, mentre i processi di autonomia differenziata avviati dai Governi Nazionali e dalle Regioni accentueranno drammaticamente le differenze tra gruppi sociali e aree geografiche, trasformando il diritto alle salute in un bene di lusso che costringerà i cittadini a pagare le cure di tasca propria o a rinunciare all’accesso alle cure quando non potranno permetterselo.

Oggi il diritto alla salute dei cittadini è strettamente intrecciato al destino professionale di tutti gli operatori sanitari del SSN. Perciò la battaglia in difesa della sanità pubblica è la battaglia di tutti. Solo se saremo uniti potremo vincerla.

Con questo obiettivo le organizzazioni sindacali, le associazioni di cittadini e pazienti, le rappresentanze professionali avviano una mobilitazione che a partire dalle fiaccolate del 3 maggio, in onore e memoria di Barbara Capovani, attraverso questa iniziativa del 16 maggio e le prossime del 15 giugno, porterà ad una Manifestazione Nazionale a settembre a Roma. Affinchè il volo del calabrone, la metafora utilizzata per definire il SSN alla nascita, possa continuare, ad apparente dispetto delle leggi della fisica, per tornare a considerare le risorse stanziate per la salute dei cittadini come un investimento e non come una spesa sacrificabile, che decenni di tagli hanno dimostrato essere una scelta controproducente anche sotto il profilo economico.