"La narrazione palestinese della nakba è profondamente autodistruttiva, perché esalta il loro intransigente rifiuto di accettare la realtà che oggi gli ebrei vivono in gran numero nella loro antica patria, rivendicano la loro sovranità e il paese va condiviso con loro. Insistere a etichettare falsamente i veri originari del paese – gli ebrei – come invasori alieni colonialisti, serve a conservare il presunto status palestinese di “vittime del privilegio bianco” nella visione dell’ideologia intersezionale contemporanea, per la quale i diritti degli ebrei vengono cancellati.La commemorazione della loro storica sconfitta del 1948 ignora il fatto che vi fu uno scambio di popolazioni di profughi, con centinaia di migliaia di arabi in fuga o costretti a lasciare le loro case in quello che oggi è Israele, mentre un numero ancora maggiore di ebrei veniva cacciato da paesi in cui vivevano da molti secoli in tutto il mondo arabo e musulmano.Coloro che aderiscono alle commemorazioni palestinesi della nakba sembrano convinti che, protestando abbastanza forte e abbastanza a lungo, un giorno gli israeliani si stancheranno di lottare a difesa della loro esistenza e si arrenderanno. Questo semplicemente non accadrà mai. Ma aggrappandosi al loro vittimismo e alimentando una cultura politica in cui la loro identità nazionale è indissolubilmente legata alla guerra futile (ma sanguinosa) per distruggere Israele, i palestinesi non solo tengono vivo il ricordo della “catastrofe”: in realtà, lo ricreano perpetuamente con incidenti grandi e piccoli".   (Jonathan S. Tobin per Israele.net)

Così gli ebrei, israeliani e non, oggi pretendono come debbano esser considerati i palestinesi... quando va bene. Quando va male dicono che i palestinesi non esistono, perché gli israeliani sono i palestinesi, mentre la Cisgiordania è terra contendibile perché non appartiene a nessuno Stato palestinese, al massimo è territorio giordano.

Questi sono i "buoni" che da decenni applicano un regime di apartheid su alcuni milioni di persone con il plauso e il supporto della comunità internazionale, anche quella stessa che "pretende" di essere portabandiera di diritti e democrazia!

Perché gli ebrei, israeliani e non, sono andati leggermente su di giri? 

Perché ieri sera alla presenza del presidente Mahmoud Abbas, il Comitato delle Nazioni Unite per l'esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese ha organizzato  un evento speciale e un concerto in commemorazione del 75° anniversario della Nakba (catastrofe) nella Sala dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York.

Perché  ai presenti è stato ricordato che cosa è accaduto e accade in Palestina dal 1948 ad oggi.

Il 1948 è stato un anno cruciale nella storia del popolo palestinese. È stato l'inizio dell'esilio per milioni di profughi e l'inizio dello sradicamento di intere famiglie dalle loro case e dalle loro terre. Attualmente, il popolo palestinese sta ancora soffrendo per la continua occupazione e i nuovi insediamenti: la Nakba continua.

Mahmoud Abbas: "La Nakba segna l'inizio della storica lotta del popolo palestinese per la libertà e la giustizia, una lotta che ha ispirato e continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo. Piuttosto, ogni giorno ci ricorda coloro che hanno sofferto durante la Nakba , così come i loro discendenti, e ci porta in un viaggio di ricordi e fermezza. Nel 2023 sosterremo ancora i palestinesi per raggiungere una soluzione permanente e giusta alla loro causa e al loro diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza in conformità con il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite".

Queste le parole del Presidente della 77.a sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Chaba Croce:

"Uno dei primi grandi compiti delle Nazioni Unite è cercare una giusta soluzione al conflitto in Medio Oriente da 75 anni, poiché la questione della La Palestina è rimasta irrisolta nell'ordine del giorno dell'Assemblea Generale. Coloro che ci hanno preceduto credevano che durante la loro vita avrebbero assistito alla risoluzione del conflitto e al ritorno alla pace sotto gli ulivi, e da giovane diplomatico nella regione da decenni, non avrei mai pensato che mi sarei ritrovato presiedendo l'Assemblea Generale nell'anno 2023 con gli stessi fascicoli aperti sulla mia scrivania e senza alcun orizzonte per chiuderla. Il fatto è che non avrei mai pensato che oggi saremmo stati più lontani dalla soluzione dei due Stati di quanto lo fossimo allora. Sono già sconvolti dalla violenza prolungata e dalle tensioni acute a un livello mai visto da anni, poiché minano la possibilità di realizzare le nostre comuni aspirazioni di due popoli con un enorme potenziale, che vivano in pace e armonia e pongano fine a decenni di violenza, con sofferenze dei civili di entrambe le parti. Ci riuniamo oggi per riconoscere e resistere al dolore e alla pazienza, ma ci riuniamo spesso per celebrare la speranza, la determinazione e la fermezza, proprio come l'olivo in una terra arida. Milioni di palestinesi hanno incarnato la pazienza, la determinazione e la fermezza".

Queste, invece, le parole del Rappresentante Permanente dello Stato di Palestina presso le Nazioni Unite, Riyad Mansour:"Sulla terra dei messaggi celesti all'umanità, sulla terra di Palestina, il popolo arabo palestinese è nato, è cresciuto, si è sviluppato e ha creato la propria presenza attraverso un rapporto organico e inscindibile tra la terra, il popolo e la storia.  ...  In un momento in cui il mondo stava formulando la Carta delle Nazioni Unite e adottando le convenzioni internazionali, il popolo palestinese è stato privato dei diritti stipulati in quelle carte, e Israele 75 anni fa ha privato dei loro averi la maggior parte del nostro popolo nei tentativi di espellere con la forza la nostra gente, sradicarla dalla loro terra e privarla della sua identità e ha continuato a farlo fino ad ora.Tenere questo evento presso la sede delle Nazioni Unite, con tutto ciò che questo luogo simboleggia e con una risoluzione delle Nazioni Unite per la prima volta nella storia di questa organizzazione, costituisce un riconoscimento tanto atteso dell'ingiustizia storica che ha colpito il popolo palestinese e continua ancora oggi, e una chiara espressione della necessità di porre fine a tutto ciò e consentire al popolo palestinese di incarnare il proprio diritto alla terra di Palestina, compreso quello all'autodeterminazione e al ritorno, all'indipendenza del proprio stato con Gerusalemme come sua capitale, e di vivere in libertà e dignità sulla propria terra”.Mansour ha ringraziato tutti coloro che hanno sostenuto la risoluzione dell'Assemblea Generale sulla Nakba e tutti coloro che hanno contribuito alla commemorazione e all'organizzazione di questo evento internazionale.  ...  La Palestina è una terra con un popolo, un popolo vivo che ne è derivato e ne ha cristallizzato l'identità, la civiltà e la cultura, la cultura del pluralismo e della tolleranza, e la Palestina è rimasta presente nella coscienza di ogni palestinese ovunque si trovi, e di generazione in generazione il nostro popolo palestinese non ha smesso di difendere la propria terra e i propri diritti e non ha dimenticato il diritto della propria terra, non ha perso la sua ferma fede nella giustizia della sua causa e non ha dimenticato e non dimenticherà tutti coloro che gli offrono sostegno.  ...  Il nostro popolo palestinese oggi, in tutti i suoi luoghi di residenza, commemora il 75° anniversario della Nakba, e tutte le persone libere commemorano con noi questo ricordo, e chiedono con noi l'attuazione di ciò che le Nazioni Unite e la sua Carta hanno riconosciuto come un diritto intrinseco per tutti i popoli. Non chiediamo di più e non accetteremo di meno".

Ovviamente, Israele, che cerca disperatamente di nascondere i suoi "crimini", si è opposto all'evento  e negli ultimi giorni ha contattato circa 100 paesi nel tentativo di convincerli a non partecipare ieri all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Una trentina di Paesi non ha partecipato... tra questi una decina di Paesi dell'Ue, tre dell'Africa, l'India, il Canada, iol Regno Unito, gli Stati Uniti e... l'Ucraina.

Sì, proprio l'Ucraina di Zelensky, l'eroe che combatte per la "sua" libertà contro l'invasore, ma che stringe la mano a Netanyahu il cui Paese sta invadendo la Palestina da quasi 60 anni e ringrazia calorosamente Erdogan che per mantenere il suo consenso nel Paese, ciclicamente, bombarda i curdi... oltre ad invaderne il territorio come è accaduto nel nord della Siria. In pratica, Israele e Turchia fanno quello che fa la Russia... ma nessuno sembra accorgersene, neppure il tanto attento Zelensky, lestissimo a far le pulci a questo e a quello se non gli vengono spedite armi e denaro e se non vengono annunciate nuove sanzioni contro Mosca.