Vi ricordate quella canzone? Ma si, quella dove si diceva: "Quando i bambini fanno oh....che meraviglia!"

Un'infanzia, quella raccontata nel brano musicale in questione, libera, spensierata, aperta allo stupore della scoperta di un mondo "amico", "buono", "bello".

Quell'infanzia che dovrebbe essere un diritto di tutti gli incolpevoli protagonisti del film della vita, troppo piccoli per potersi difendere da soli, e che aspettano che siano proprio gli adulti ad offrire loro la giusta protezione.

Ma spesso, troppo spesso, accade che gli adulti, presi dai loro "giochi", a tutto pensino fuorché al primario dovere di difendere le generazioni future, quelle stessa a cui hanno dato vita, e questo - purtroppo - nelle situazioni più disparate, a volte anche banali.

Nei Paesi in cui si combatte una guerra (quale che sia il motivo - religioso, politico, economico, razziale.....), questo "fenomeno" è reso ancor più manifesto, e sono sempre loro, i bambini, a pagare il prezzo più alto, in termini di vite, e di aspettativa di vita. In poche parole, il futuro  cessa di esistere, insieme al presente.

UN RICHIAMO ALLA COSCIENZA, SINGOLA E COLLETTIVA

Capita così, ogni tanto, che qualcuno si risvegli, e ci sbatta sul muso l'atrocità vista con gli occhi di un bambino.

Ora, non importa più a che titolo il documento sia stato diffuso, se la fonte lo faccia a puro titolo propagandistico pro domo sua, o spinto da uno slancio di rara umanità.

E non importa neppure che tutti si mobilitino e si sbraccino affannosamente, nel tentativo di recuperare il tempo perduto e anche, forse, la faccia.

E diventa addirittura quasi risibile, come in questo caso, che uno Stato come la Russia si degni di concedere - in Siria - 48 ore ( e sottolineo 48 ore ) alla settimana di cessate il fuoco, per consentire agli aiuti umanitari di prestare soccorso alle popolazioni civili, devastate dai bombardamenti continui.

Resta solo un fermo immagine, ed un video crudo e pesante, a raccontarci la storia di un bambino di cinque anni, seduto su un'ambulanza dopo essere stato estratto vivo dalle macerie di un palazzo colpito da un bombardamento ad Aleppo, che guarda davanti a sè con occhi vitrei, il volto sporco di sangue, ricoperto dalla testa ai piedi di polvere.

Un monito per tutti noi, per riflettere su cosa stiamo consegnando al futuro.

Per la cronaca, il bambino ha un nome: Omran Daqneesh