Il modello base di una semplice auto con il motore elettrico, parte da un prezzo minimo di 30 mila euro, che, a fronte di retribuzione da fame, in pochi possono permettersi. Tant’è che il settore dell’auto, nuovo e usato, è andato letteralmente in tilt non solo in Italia, ma in tutta Europa, dacché sono davvero in pochi ad avere tutti quei soldi da spendere per un’utilitaria, a fronte di altre spese più importanti che già si fa fatica a sostenere!
L’Unione Europea finalmente se ne è resa conto e ha fatto una repentina marcia indietro sulla transizione alle auto elettriche. Secondo le ultime indiscrezioni, sarebbe stato raggiunto un compromesso con le case automobilistiche che consentirebbe la vendita di auto ibride anche dopo il 2035. La decisione arriva dopo un intenso confronto con il settore dell’automotive, in difficoltà a causa del calo delle vendite e dell’aumento dei costi di produzione.
Il piano iniziale dell’UE prevedeva che dal 2035 si potessero commercializzare esclusivamente auto completamente elettriche, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2. Tuttavia, le criticità emerse nel settore automobilistico hanno portato a una revisione della normativa. La nuova intesa consentirà di continuare a vendere auto ibride plug-in, dotate di batterie ricaricabili tramite una presa elettrica, e veicoli con range extender, soluzioni già adottate da alcuni costruttori come Nissan e Mazda.
I range extender sono automobili elettriche dotate di un piccolo motore a combustione che non alimenta direttamente la trazione, ma serve unicamente a ricaricare la batteria. Questo sistema permette di aumentare l’autonomia del veicolo, superando uno dei principali ostacoli alla diffusione delle auto elettriche: l’ansia da ricarica.
Un altro elemento chiave del nuovo accordo riguarda l’inclusione degli e-fuel tra le tecnologie ammesse. Gli e-fuel sono carburanti sintetici prodotti a partire dall’anidride carbonica presente nell’aria e dall’idrogeno generato tramite elettrolisi, utilizzando energia rinnovabile. Il vantaggio di questi carburanti è che possono raggiungere emissioni nette pari a zero, poiché la CO2 emessa dalla combustione equivale a quella assorbita durante la loro produzione.
Questa tecnologia potrebbe rappresentare una soluzione intermedia per ridurre le emissioni senza imporre una transizione drastica ai veicoli elettrici. Inoltre, permetterebbe di sfruttare le infrastrutture già esistenti per il rifornimento di carburante, facilitando l’adozione su larga scala.
La revisione della normativa arriva in un momento critico per l’industria automobilistica europea. Le case automobilistiche stanno affrontando una crisi dovuta alla riduzione delle vendite, influenzata dall’aumento dei prezzi delle vetture, dalle dotazioni tecnologiche sempre più costose e dall’inflazione. Case come Volkswagen hanno già annunciato tagli al personale e la possibile chiusura di stabilimenti in Germania, mentre Stellantis fatica a tornare ai livelli produttivi pre-pandemia.
A complicare ulteriormente la situazione è la crescente concorrenza delle aziende cinesi, che offrono auto elettriche a prezzi più competitivi. Per proteggere l’industria europea, l’UE ha introdotto dazi sulle importazioni, ma ciò potrebbe non essere sufficiente a riequilibrare il mercato. In questo contesto, la Cina continua a sfornare auto elettriche a ritmo serrato, mentre l’Europa fatica a essere competitiva. La decisione di continuare a vendere dopo il 2035 anche le auto ibride e non solo quelle completamente elettriche era la soluzione più sensata da prendere.
L’apertura dell’UE alle auto ibride e ai range extender rappresenta un compromesso tra la necessità di ridurre le emissioni e le difficoltà economiche del settore automobilistico. La possibilità di utilizzare gli e-fuel aggiunge un’ulteriore opzione per rendere la mobilità più sostenibile senza abbandonare completamente le motorizzazioni termiche. Resta da vedere se questa strategia sarà sufficiente a mantenere la competitività dell’industria europea nel panorama globale della transizione ecologica.