Insaccato a forza in una giacca striminzita e fin troppo attillata, che rendeva ancor più esplosivo il faccione già di suo abbondantemente esplosivo, un sorridente Matteo Salvini, senatore e segretario della Lega di lui stesso premier, ci ha informato che oggi ha "incontrato il Primo Ministro ungherese Orbán Viktor, che in precedenza ha ricevuto la benedizione del Santo Padre."
"Abbiamo parlato - ha poi proseguito Salvini - di pace, economia, sostegni per famiglie e imprese, lotta all’immigrazione clandestina, difesa degli interessi italiani e ungheresi. Orgogliosi dell’amicizia e della sintonia tra i nostri popoli".
Ricapitolando, in base a quanto surrettiziamente Salvini vuol farci intendere, le politiche parafasciste di Orban sarebbero state sdoganate dal Papa che, dopo avergli dato la benedizione, avrebbe così approvato quanto fatto finora dal premier ungherese, che per questo è in conflitto pure con l'Ue, cioè l'aver introdotto in Ungheria leggi discriminatorie e razziste.
In questo modo Salvini vuol far intendere che lui, nel caso vada al governo, farà altrettanto in Italia.
Quello che però rimane difficile da spiegare è l'annunciata amicizia e, soprattutto la sintonia tra il popolo ungherese e quello italiano. Come faccia Salvini ad esserne orgoglioso non si riesce a comprendere, visto che lui rappresenta il suo collegio elettorale (che probabilmente neppure sa quale sia) e gli iscritti al suo partito... non certo gli italiani... tutti gli italiani.
Inoltre, tanto per chiarire a Salvini e ai suoi elettori cosa pensi il Vaticano di Orban, il sito ufficiale dell'informazione d'oltrevere, dopo aver riportato i contenuti dell'incontro tra Orban e il Papa con il corredo di tutta la diplomazia del caso, vi ha aggiunto in coda il testo del resoconto della visita del cardinale Czerny in Ungheria, avvenuta lo scorso marzo:
Quanto ai profughi, come riferito oggi dal portavoce del governo ungherese, sono 625.956 le persone in fuga dal Paese invaso giunte ai confini dell’Ungheria, dove sono state avviate diverse iniziative per sostenerne l’accoglienza e la permanenza. Oltre 17 mila hanno domandato protezione umanitaria, altri 100 mila hanno chiesto il permesso di soggiorno temporaneo mensile. Per molti l’Ungheria rappresenta infatti un ‘ponte’ per raggiungere altre zone d’Europa, in particolare Germania e Italia, dove vivono e lavorano parenti e amici. Cinque le frontiere che realtà cattoliche e non solo dell’Ungheria – dalla Caritas alla Croce Rossa alle chiese protestanti - si sono suddivise per far fronte in modo più organico all’emergenza. Il governo ungherese dice di aver offerto e voler continuare ad offrire tutto il suo sostegno, anche economico: lo ribadiva anche il vice premier Semjén nel suo colloquio a Budapest con il cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per lo Sviluppo Umano integrale, inviato dal Papa in Ungheria e Ucraina i primi giorni di marzo per mostrare vicinanza ai profughi. Czerny era stato ricevuto in udienza nel Palazzo presidenziale il secondo giorno della sua missione e il vice primo ministro aveva voluto ribadire l’“ottima collaborazione tra Stato e Chiesa per l’assistenza dei rifugiati”. “L’Ungheria accoglierà i profughi senza alcuna limitazione”, diceva Semjén. Czerny ha replicato auspicando che tale atteggiamento diventi permanente, non limitandosi solo all’emergenza della guerra, e soprattutto non limitandosi ai profughi dell'Ucraina ma allargandosi ad ogni popolo del mondo: “Queste braccia siano sempre più aperte”. Sempre Semjén, nello stesso incontro, argomentava la scelta di non inviare armi all’Ucraina: “Le armi non transitano in territorio ungherese perché non vogliamo ampliare il conflitto, speriamo in una soluzione diplomatica”.
Ecco come il Papa ha benedetto Orban.