Gaza continua a essere un mattatoio a cielo aperto. Sabato, almeno 57 palestinesi sono stati massacrati da una nuova serie di attacchi israeliani. I raid hanno colpito ovunque: Gaza City, il nord della Striscia e Khan Younis a sud. Nessun luogo è sicuro, nessuno viene risparmiato.
Ad Al-Tuffah, quattro persone sono state dilaniate da droni mentre si trovavano in un quartiere residenziale. Ad Al-Sudaniya, 12 civili sono stati trucidati mentre aspettavano aiuti umanitari — mitragliati e colpiti con granate in pieno giorno. A Khan Younis, l'artiglieria israeliana ha sparato ancora sui civili, uccidendo almeno un altro uomo. Decine i feriti, molti dei quali lotteranno per poche ore prima di aggiungersi al bilancio dei morti, data la situazione disperata degli ospedali ormai al collasso.
Il Nasser Medical Complex di Khan Younis ha contato almeno 40 morti solo nelle prime ore del giorno. Il totale di sabato supera i 57 cadaveri. E non si tratta di "terroristi", ma di uomini, donne e bambini vittime dei bombardamenti indiscriminati delle IDF.
Il bilancio complessivo dell'offensiva israeliana iniziata nell'ottobre 2023 è ormai mostruoso: oltre 55.000 palestinesi uccisi, più di 128.000 feriti, intere famiglie cancellate. A questi numeri vanno aggiunti i corpi ancora sotto le macerie, irraggiungibili perché i bombardamenti non cessano mai, nemmeno per permettere i soccorsi.
Tutto questo avviene sotto gli occhi del mondo, delle Nazioni Unite, della Corte Internazionale di Giustizia. Risoluzioni e ordini internazionali vengono ignorati con arroganza da Israele, che continua a bombardare a tappeto in totale impunità.
A tutto questo va aggiunto anche quanto sta accadendo in Cisgiordania, strangolata militarmente per il secondo giorno consecutivo. Le forze di occupazione israeliane hanno bloccato ogni arteria vitale con posti di blocco e chiusure a catena, paralizzando la vita quotidiana di centinaia di migliaia di palestinesi.
Ramallah e Al-Bireh sono state isolate con cancelli d'acciaio e checkpoint militarizzati; Gerico è sotto assedio, con tutte le vie di accesso principali e secondarie sbarrate. A Nablus, i militari hanno chiuso praticamente ogni ingresso e uscita: Deir Sharaf, Beit Furik, Awarta, Yatma, Aqraba, Zaatara — chiusi, blindati, inaccessibili.
Stessa scena a Tubas nella Valle del Giordano, dove i checkpoint di Tayaseer e Hamra sono chiusi da anni, lasciando migliaia di persone sotto un blocco permanente.
Salfit, Qalqilya, Hebron: villaggi circondati, isolati, ingressi murati da cancelli di ferro. Le truppe israeliane sparano munizioni vere su chiunque osi avvicinarsi ai checkpoint, anche a piedi. Non ci sono accuse, non ci sono arresti: si spara direttamente.
Quello in corso non è solo un massacro militare a Gaza: è un piano sistematico di strangolamento totale del popolo palestinese, tanto a Gaza quanto in Cisgiordania. Chi non viene ucciso sotto le bombe, viene ridotto alla fame e all'isolamento, tagliato fuori da medicine, cibo, aiuti e libertà di movimento.
Questa non è una guerra. Questo è uno GENOCIDIO sotto gli occhi complici della comunità internazionale che continua a rimanere inerte.