In un post su facebook a metà tra esaltazione politica ed esaltazione etilica, la sindaca di Roma Virginia Raggi annuncia che per l'Atac, la società di trasporti pubblici della Capitale inizia una nuova vita:

"Si avvia un percorso di rinnovamento totale dell’azienda di trasporti di Roma con un obiettivo chiaro: migliorare le linee, rinnovare la flotta degli autobus, la metropolitana; ridurre i tempi d’attesa; dare ai cittadini i servizi che meritano; tutelare i dipendenti onesti."


Con 1 miliardo e 300 milioni di debiti uno si chiede quale possa essere la strada scelta dalla Raggi per sistemare i conti in profondo rosso dell'Atac e realizzare tutte quelle belle cose sopra riportate. La risposta è molto semplice e si riassume in "concordato preventivo!"

Che cosa vuol fare la Raggi? Semplicemente questo. Dopo aver stilato la lista dei creditori che aspettano di esser pagati per i servizi finora forniti all'Atac, la sindaca dirà loro che l'azienda non ha i soldi per onorare i propri debiti e che può continuare ad operare solo azzerandoli purché i creditori, "tutti" i creditori, accettino di riscuotere solo una parte di quanto loro dovuto... magari ricordando loro che in caso contrario ci sarà solo il fallimento della società il che vorrà dire, sempre per i creditori, non solo riscuotere la stessa cifra del concordato (ben che vada), ma riscuoterla dopo tempi più che biblici.

Quindi, confidando su questa leva, concessa da un sistema giudiziario più che arcaico ed incivile, la sindaca Raggi confida di andare da un giudice che valuti il suo piano, supportato magari dall'assenso di alcuni importanti creditori, e dia il suo placet al concordato preventivo, bloccando in tal modo la procedura fallimentare già richiesta da alcune aziende in attesa di riscuotere il saldo delle loro fatture.

In sostanza, è più o meno quanto già stato fatto dal sindaco di Livorno per l'azienda che si occupava della raccolta rifiuti per quella città.

Niente di sbagliato, per carità, nella scelta della Raggi. Anzi, considerando la situazione in cui versa l'Atac, non certo per colpa della sua amministrazione, la strada che la sindaca di Roma ha deciso di percorrerere è senz'altro la più razionale e logica sotto tutti i punti di vista. Quello che stona sono i toni e i termini enfatici in cui viene presentata la proposta.

Sicuramente, il fallimento di Atac non prevederebbe l'interruzione del servizio, ma una sua privatizzazione che finirebbe per penalizzare soprattutto le periferie romane o le zone ritenute meno remunerative per un trasporto che di pubblico non avrebbe più né nome, né servizio.

Quindi, la possibilità di trovare una via d'uscita all'attuale situazione insieme ai creditori è l'unica soluzione per continuare in futuro a fornire un servizio pubblico che sia economicamente sostenibile e qualitativamente accettabile.

Se la Raggi riuscirà nell'intento, un'impresa quasi titanica considerando che le opposizioni in barba a qualsiasi interesse pubblico hanno come finalità quello di mettere politicamente in difficoltà i 5 Stelle, sarà sicuramente un vantaggio per i romani ed un buon punto di partenza per la sua ricandidatura a sindaco della Capitale.