"Le persone di questa nazione hanno espresso il loro verdetto. Ci hanno consegnato una vittoria chiara e convincente",

ha detto Biden  parlando alla folla che lo acclamava con applausi e clacson, mentre pronunciava il primo discorso alla nazione come nuovo presidente degli Stati Uniti in un parcheggio di Wilmington, sua città natale, nel Delaware.

"Per tutti quelli di voi che hanno votato per il presidente Trump, comprendo la delusione di questa sera. Ho perso un paio di volte. Ma ora, diamoci una possibilità a vicenda. È ora di mettere da parte la retorica, abbassare la temperatura, vedersi di nuovo, ascoltarsi di nuovo. In America, questo è il momento di guarire",

ha continuato Biden rivolgendosi agli elettori di Trump, nella speranza di fermare manifestazioni e possibili violenze, anche in funzione del fatto che il presidente in carica ha dichiarato di non voler accettare il risultato delle urne.

Una "guarigione" che vede come malattia la pandemia e i suoi effetti con una crisi sanitaria in atto (addirittura fuori controllo), 10 milioni di disoccupati e un programma federale di aiuti che è scaduto da tempo, senza dimenticare i problemi legati al razzismo sistemico.

E a proposito di quest'ultimo tema, Biden ha anche ringraziato gli elettori afroamericani, dicendo che anche nei momenti peggiori della sua campagna, quella comunità lo aveva sostenuto, promettendo per questo di fare altrettanto.


Un'altra caratteristica della presidenza Trump è stata quella di supportare, a livello internazionale, politiche e personaggi che normalmente, almeno di facciata, altre amministrazioni Usa (pure repubblicane) non avrebbero mai appoggiato.

Per tale motivo, calorose e immediate, sono arrivate a Biden le congratulazioni di molti leader di altre nazioni che non avevano condiviso le politiche dell'attuale presidente in carica, come il primo ministro canadese Justin Trudeau, il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron.

E nonostante i buoni rapporti con Trump, a Biden sono arrivate anche le congratulazioni del premier britannico Boris Johnson e quelle del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Da ricordare che alla fine del mandato di Obama, Biden, allora vicepresidente uscente, ebbe a criticare piuttosto duramente le politiche di Netanyahu nei confronti dei Territori Occupati e dei Palestinesi. 

L'America di Biden, almeno sulla carta, si propone di offrire alla nazione e a quelli che fino a 4 anni fa ne erano stati fedeli alleati un ritorno alla normalità, riprendendo, ad esempio, il dialogo sul problema del cambiamento climatico e quello sul nucleare in Iran.

Ma non bisogna dimenticare che in questo momento alla Casa Bianca c'è ancora un inquilino che dichiara, a se stesso e ad un numero ormai sempre più ridotto di fedelissimi, che "questa elezione è tutt'altro che finita".