Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate oggi in ​​una conferenza stampa nel sud di Israele dal capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, con le quali il tenente generale Herzi Halevi ha detto che l'esercito sta espandendo le sue operazioni nel sud e nel centro di Gaza poiché sarebbe vicino allo smantellamento di tutti i battaglioni di Hamas nella parte settentrionale della Striscia, aggiungendo però che la guerra durerà ancora "molti altri mesi".

"Abbiamo eliminato molti terroristi e comandanti, alcuni di loro si sono arresi alle nostre forze e abbiamo fatto centinaia di prigionieri. Abbiamo distrutto molte infrastrutture e armi sotterranee", ha detto Halevi, per poi precisare che in "questa densa area urbana, dove i terroristi sono vestiti da civili, non si può dire che li abbiamo uccisi tutti".

Halevi ha affermato che l'esercito sta concentrando i suoi sforzi nel sud della Striscia mentre continua a "preservare e approfondire i risultati ottenuti" nel nord.

"L'Aeronautica continua a colpire senza sosta. Un edificio cade quando è un obiettivo nemico, un edificio cade quando rappresenta un pericolo per le nostre forze", ha detto Halevi. "L'IDF è concentrato e preciso nelle sue operazioni. Ovunque le nostre forze attacchino, sono accompagnate da un pesante fuoco proveniente dall'aria, dal mare e dalla terra. In ogni operazione in cui le nostre forze necessitano di potenza di fuoco, ricevono al meglio la copertura necessaria".

"Questa guerra ha obiettivi necessari e non facili da raggiungere, si svolge in un territorio complesso. Ecco perché continuerà ancora per molti mesi e lavoreremo con metodi diversi, in modo che i risultati ottenuti possano essere mantenuti per lungo tempo", ha affermato, aggiungendo che l'IDF impara costantemente e adatta i suoi metodi di combattimento a ciascuna area della Striscia di Gaza in cui opera.

"Non esistono soluzioni magiche, né scorciatoie per smantellare completamente un'organizzazione terroristica, ma combattimenti ostinati e determinati. E siamo molto, molto determinati", ha detto Halevi. "Era corretto fissare obiettivi elevati" per la guerra contro Hamas, "e raggiungeremo risultati elevati".

"Abbiamo valutato fin dall'inizio che ci sarebbero voluti molti mesi e riteniamo che le nostre valutazioni siano state accurate. Pertanto i tempi saranno lunghi. Potremo dire alla fine che non ci sono più nemici intorno a Israele? Penso che sia troppo ambizioso. Ma creeremo una diversa situazione di sicurezza e quanta più stabilità possibile".

Halevi ha anche ripetuto che l'IDF colpirà la leadership di Hamas, "sia che ci voglia una settimana o che ci vogliano mesi".

"Stiamo aumentando la pressione militare, in diversi modi. Questa pressione consente la realizzazione degli obiettivi della guerra, lo smantellamento di Hamas e il ritorno degli ostaggi", ha continuato Halevi. "Il nostro impegno per la restituzione degli ostaggi resta lo stesso; faremo di tutto per riportarli a casa. In questa guerra, stiamo combattendo una guerra giusta come nessun'altra… e ha un prezzo pesante e doloroso. Alcuni dei nostri migliori figli e figlie sono caduti nella battaglia per la sicurezza del Paese. Garantiremo che la loro morte non sia stata vana".


In relazione a quest'ultima affermazione va ricordato oggi l'esercito israeliano ha dovuto registrare l'uccisione di altri tre soldati, facendo salire a 161 il bilancio "ufficiale" di quelli finora caduti dall'inizio dell'offensiva di terra. Due di loro sono stati uccisi nel nord della Striscia, un altro nella zona centrale. Nella stessa occasione sono stati feriti, gravemente, anche altri quattro militari, sempre secondo quanto riporta l'IDF.

Ma i militari sionisti non muoiono solo di pallottole. 

Il genocidio messo in atto da Israele ha provocato una crisi umanitaria per i palestinesi, tali da creare condizioni di vita (per i sopravvissuti) che hanno portato allo scoppio di varie malattie infettive che potrebbero minacciare, in futuro, sia i militari dell'IDF che i civili che vivono in Israele, dato che i soldati prima o poi faranno ritorno nel Paese.

Già oggi un soldato ferito è deceduto a seguito di una micosi risultata incurabile. Altri soldati feriti sono stati colpiti da infezioni fungine. In sostanza, nel disperato tentativo di ammazzare quanti più palestinesi, lo Stato ebraico rischia di creare delle epidemie anche all'interno dei propri confini.