L'epidemia di Ebola che sta interessando la Repubblica Democratica del Congo ha superato il traguardo dei 12 mesi, divenendo la seconda peggior epidemia nella storia legata a questo virus. In un anno, sono state più di 1.700 le persone decedute e, purtroppo, quel che è ancora più grave è la possibilità che questa epidemia si possa diffondere negli Stati confinanti, a partire da Uganda e Sud Sudan.

Ed è soprattutto quest'ultima nazione a destare le maggiori preoccupazioni, tanto che le organizzazioni umanitarie si stanno muovendo al riguardo.

«Con l'Ebola più vicina di prima al Sud Sudan, non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo essere preparati a rispondere a un'epidemia nel paese, ma prima e soprattutto dobbiamo fare il possibile per evitare che la malattia raggiunga il Sud Sudan - ha dichiarato il dottor Mohamed Ad Ayoya, Rappresentante dell'UNICEF in Sud Sudan. - Il coinvolgimento attivo delle comunità è la chiave per fermare la diffusione. Stiamo lavorando a stretto contatto con le comunità per creare consapevolezza e comprendere le vie di trasmissione, promuovere la pulizia delle mani e buone pratiche igieniche, le misure di prevenzione più efficaci.

I nostri operatori e partner sul campo che lavorano nelle comunità - ha aggiunto Ayoya - confermano che un numero sempre più consistente di persone è consapevole dell'Ebola e delle misure di protezione che possono attuare per fermarne la diffusione.

L'individuazione precoce e il contenimento dei tre casi di Ebola in Uganda nel mese di giugno rappresentano il risultato di una maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica e dimostrano il vero valore del lavoro di prevenzione e di collaborazione con le comunità. Finché l'Ebola rimane alle nostre porte, non possiamo riposare e dobbiamo portare avanti i nostri sforzi».


Queste le attività svolte dall'Unicef e dai partner con cui ha finora collaborato relative soltanto ai primi sette mesi del 2019 per limitare il diffondersi dell'epidemia:

raggiunte più di 850.000 persone attraverso comunicazioni interpersonali e di gruppo guidate da 450 operatori di comunità;

raggiunte 2 milioni di persone con messaggi di prevenzione sull'Ebola attraverso passaggi settimanali di informazioni e talk show sul virus dell'Ebola attraverso 18 stazioni radio in 6 lingue;

supportate 70 strutture sanitarie, 4 unità di isolamento e 7 unità di transito in aree ad alto rischio con aiuti e servizi per la Prevenzione e il Controllo della Malattia e servizi e aiuti igienico-sanitari;

formati più di 200 operatori sul campo sulle misure di prevenzione e controllo della malattia;

installate unità per la pulizia delle mani, distribuito sapone e promosse pratiche igieniche e attività informative sull'Ebola in luoghi pubblici, fra cui scuole, chiese e mercati, raggiungendo circa 300.000 persone nelle comunità più a rischio.