Hamas ha rifiutato l'offerta israeliana di un cessate il fuoco di due mesi nella Striscia di Gaza. L'offerta prevedeva il rilascio di tutti gli israeliani detenuti dalle fazioni della resistenza a Gaza, in cambio del rilascio di un certo numero di palestinesi prigionieri nelle carceri israeliane.

Hamas ha ribadito la volontà di non liberare altri prigionieri israeliani finché lo Stato ebraico non cesserà definitivamente di proseguire il conflitto in atto a Gaza da 109 giorni, ritirando le sue forze dalla Striscia, respingendo anche l'offerta di consentire ai membri al vertice del Movimento presenti a Gaza di trasferirsi in altri Paesi.

Gli sforzi dei mediatori dell'Egitto e del Qatar, con il sostegno degli Stati Uniti, stanno comunque cercando di formulare una proposta in più fasi per colmare le differenze tra le due parti.

D'altro canto, Israele rifiuta di discutere proposte che includano l'impegno a fermare la guerra a Gaza, come richiesto da Hamas. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele ha presentato una ulteriore proposta ai mediatori, ma i dettagli non sono stati resi noti.

L'offerta israeliana bocciata da Hamas prevedeva il rilascio graduale dei detenuti nella Striscia di Gaza in due mesi (durante i quali le ostilità sarebbero cessate da entrambe le parti), iniziando con donne e uomini di età superiore ai 60 anni, oltre a detenuti in condizioni mediche difficili. Le tappe successive prevedevano la liberazione di donne soldato, uomini sotto i 60 anni che non fossero militari e i corpi dei prigionieri che nel frattempo sono deceduti. Il numero di prigionieri palestinesi da rilasciare in ciascuna fase sarebbe stato concordato preventivamente, permettendo così la negoziazione dell'identità dei prigionieri da liberare.

Nel frattempo nella Striscia proseguono bombardamenti e combattimenti, sempre più intensi e sempre più sanguinosi. Khan Younis è al centro dell'ennesimo bagno di sangue che non risparmia neppure i militari israeliani. Oggi ne sono morti oltre venti a seguito del crollo di due palazzi, dopo un esplosione che pare esser stata causata da un attacco da parte delle milizie palestinesi ad un carrarmato israeliano. I militari dell'IDF stavano forse piazzando delle cariche esplosive per radere al suolo i palazzi in cui si trovavano. Un episodio comunque da chiarire, mentre Hamas vanta di aver colpito oggi ulteriori gruppi di soldati nemici con colpi di mortaio vicino alla moschea al-Walid, alla moschea albanese, al cimitero turco e vicino allo stadio al-Ittihad nella parte occidentale della città di Khan Younis.

L'IDF ha replicato affermando che nelle ultime 24 ore più di un centinaio di combattenti palestinesi sono stati uccisi nella parte occidentale di Khan Younis.

Di certo è che è la popolazione palestinese a subire le maggiori conseguenze del conflitto, con un bilancio di vittime e feriti impressionante, così come impressionanti, in senso negativo, sono le condizioni di vita dei sopravvissuti che devono far fronte ad una vera e propria carestia.

Al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in corso in queste ore, il segretario generale Guterres ha lanciato un nuovo appello per il cessate il fuoco e l'invio di ulteriori aiuti umanitari, affermando che "tutti" a Gaza hanno bisogno di cibo, acqua e sicurezza.




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