Nell'Angelus odierno, richiamandosi come sempre al passo del Vangelo della domenica, Francesco ha affrontato la questione  della prevalenza, per un cristiano, tra Stato e Chiesa, dando la sua interpretazione al quesito che i suoi avversari rivolsero a Gesù, chiedendogli se fosse lecito o no pagare il tributo a Cesare.

Una domanda che nasceva dal considerare offensiva l'immagine di Cesare, impressa sulle monete, "un'ingiuria al Dio d'Israele". Nota è la risposta che Gesù, diede loro:

"Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".

Il Papa ha spiegato che il dovere di ognuno è quello di essere buoni cittadini e buoni cristiani, osservando le leggi "giuste" dello Stato, e al tempo stesso di affermare il primato di Dio nella vita umana e nella storia, rispettando il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, come testimonia la missione della Chiesa e dei cristiani, che devono "essere presenza viva nella società, animandola con il Vangelo e con la linfa vitale dello Spirito Santo".

"Si tratta di impegnarsi con umiltà e con coraggio, portando il proprio contributo all'edificazione della civiltà dell'amore, dove regnano la giustizia e la fraternità", con il fine di "essere cittadini onesti e costruttivi" e "discepoli di Cristo nella missione di testimoniare che Dio è il centro e il senso della vita".