L'Università di Trieste ha l'obiettivo di rigenerare e rivascolarizzare il cuore dopo un infarto
Sviluppare una nuova terapia per rigenerare completamente il cuore dopo un infarto, formando nuovo tessuto e nuovi vasi sanguigni per riportare il muscolo cardiaco alla sua piena funzionalità: è l'obiettivo del progetto RESCUE coordinato dall'Università di Trieste, che coinvolge ricercatori provenienti da Italia, Spagna, Olanda, Slovacchia e Turchia.
“Il progetto RESCUE riunisce i campi della rigenerazione cardiaca e dell'angiogenesi, poiché per riparare un cuore danneggiato da un infarto è necessaria la formazione sia di nuovo muscolo cardiaco sia di nuovi vasi sanguigni. Abbiamo l'obiettivo di sviluppare un nuovo farmaco biologico, che contenga due principi attivi – e in particolare due molecole di RNA – in grado di rigenerare il cuore e simultaneamente promuovere la vascolarizzazione del tessuto rigenerato”
spiega la coordinatrice del progetto Serena Zacchigna, professoressa di Biologia molecolare dell'Università di Trieste e direttrice del laboratorio di biologia cardiovascolare di ICGEB.
I ricercatori hanno già identificato alcune molecole candidate, che si sono rivelate in grado di promuovere da un lato la proliferazione delle cellule del muscolo cardiaco e dall'altro la formazione di nuovi vasi sanguigni, sia piccoli capillari che arterie più grosse. Nei prossimi tre anni i ricercatori sperimenteranno diverse combinazioni fino a identificare quella più efficace. Sarà la prima volta che due molecole biologiche, capaci di stimolare questi due processi fondamentali per la riparazione di un cuore infartuato, vengono unite in un unico farmaco, per dimostrare la sinergia d'azione.
L'Università di Trieste – l'unico ateneo italiano alla guida di uno dei diciassette progetti selezionati dal bando CARDINNOV – coordinerà lo studio in collaborazione con il Centro Cardiologico Monzino IRCCS, in particolare con il gruppo di ricerca del prof. Giulio Pompilio, direttore scientifico e delegato italiano alternate presso il Comitato per le Terapie Avanzate (CAT) dell'Agenzia Europea del Farmaco (EMA).
“L'infarto del miocardio continua ad essere una delle principali cause di morte” spiega il Prof. Giulio Pompilio, direttore scientifico del Centro Cardiologico Monzino IRCCS. “La ricerca ha recentemente prodotto nuovi farmaci a RNA che agiscono sui fattori di rischio dell'infarto, ma non si hanno ancora terapie che stimolano la riparazione del cuore. Nei prossimi anni ci aspettiamo che un numero sempre maggiore di farmaci a RNA arrivi alla clinica per il trattamento delle malattie cardiache” conclude il professore.
Al progetto collaborano il Centro Nazionale per la Ricerca Cardiovascolare (CNIC) di Madrid, l'Università di Utrecht, l'Università Lokman Hekim di Ankara, l'Accademia Slovacca delle Scienze e l'associazione di pazienti PLN Foundation, quest'ultima incaricata di educare e sensibilizzare pazienti e caregiver sulle nuove terapie a RNA.
Con un finanziamento di 1,5 milioni di euro – dei quali oltre 600 mila sono destinati all'Italia, attraverso il Ministero dell'Università e della Ricerca e il Ministero della Salute – il progetto è promosso dalla partnership Ue ERA4Health, che sostiene la collaborazione tra diversi enti di ricerca europei e internazionali in aree prioritarie nel settore della salute, favorendo lo sviluppo di innovazioni terapeutiche.