Le forze ucraine non consentono ai russi di avanzare negli oblast di Luhansk e Donetsk, mentre inquello di Kharkiv sono già in rotta, tanto che il tentativo di utilizzare Izyum come testa di ponte per tagliare i collegamenti all'esercito di Kiev con il resto del Paese sembrerebbe fallito e che, a tale scopo, i russi pensino di riorganizzarsi direttamente nel Donbass.

Che l'esercito di Mosca sia in rotta, nessun analista lo dice, ma è evidente che si trovi sempre più in difficoltà, considerando che anche a sud non riesce ad avanzare né verso il nord (Zaporizhzhia), né verso l'ovest (Odessa).

Non solo. I russi non sono ancora riusciti a sconfiggere, nonostante siano ormai al collasso, i resistenti dell'Azovstal, nei confronti dei quali anche oggi sarebbe stata lanciata l'ennesima offensiva via terra.

E non potendo ottenere successi sul terreno, i soldati di Mosca bombardano. Molto spesso gli obiettivi sono le residenze di civili, ma in alcuni casi, riescono anche a colpire obiettivi che con la guerra hanno un collegamento, come la raffineria colpita nelle scorse ore a Kremenchuk, nel centro del Paese.

Naturalmente, all'azione militare si affianca anche quella diplomatica che, progressivamente, sembra mostrare più di uno scricchiolio nelle posizioni a supporto all'Ucraina con Kiev, Stati Uniti e Regno Unito che ormai  puntano esclusivamente alla sconfitta di Putin, mentre all'interno dall'Ue si cerca di trovare una qualche via d'uscita alla guerra in atto.

Dopo il lend lease act di Biden, Johnson ha annunciato nuovi aiuti militari, mentre questa mattina la ministra degli Esteri di Londra, Liz Truss, ha dichiarato che in questo momento è molto importante mantenere la pressione su Vladimir Putin fornendo più armi all'Ucraina e aumentando le sanzioni.

Anche l'Europa, come anticipato dal ministro degli Affari esteri Borrell, invierà oltre 500 milioni di euro di aiuti militari a Kiev e nei prossimi giorni troverà un accordo sull'embargo nei confronti del petrolio russo. Però in Europa, si tenta anche di trovare una strada per un accordo. Timidamente ne ha accennato Draghi nella sua visita a Washington, mentre meno timidamente si sta muovendo in tal senso Macron, unico leader europeo (Ungheria esclusa) che ancora sta dialogando con Putin. Ma Zelensky lo ha bacchettato intervenendo a Porta a Porta, dove ha dichiarato che non fosse corretto che il presidente francese avesse avanzato alcune concessioni alla sovranità dell'Ucraina per salvare la faccia a Putin.


Tutto questo, a ulteriore dimostrazione, dell'impossibilità di uscire dall'attuale situazione che rende sempre più logico e probabile un inasprirsi del conflitto in atto, e ancor di più nel momento in cui i russi si renderanno conto di non poter fare alcunché con l'utilikzzo di armi convenzionali.