Martedì scorso, il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Ned Price ha fatto sapere di voler discutere con gli alleati degli Stati Uniti una strategia comune in relazione alla partecipazione o meno alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022.

Il boicottaggio ipotizzato da Price avrebbe come motivazione il mancato rispetto dei diritti umani da parte di Pechino, per il genocidio - così è stato definito dall'amministrazione Biden - praticato contro i musulmani uiguri nella regione nord-occidentale dello Xinjiang.

Dopo la dichiarazione iniziale, che probabilmente ha causato perplessità e rimostranze più che dalla Cina da parte degli alleati degli Stati Uniti che quasi certamente di questa iniziativa non erano stati informati in precedenza, Ned Price ha poi precisato su Twitter che il 2022 è di là da venire, che le preoccupazioni sulla Cina rimangono e che con gli alleati si sentirà comunque in futuro per decidere sul da farsi... cercando, insomma, di stemperare la polemica.

L'amministrazione Biden, in ogni caso, non avrebbe intenzione di impedire agli atleti statunitensi di partecipare ai Giochi di Pechino, anche in base alle indicazioni del Comitato Olimpico e Paralimpico degli Stati Uniti. Quello a cui mira Washington, e su cui desidera coinvolgere i propri alleati, è piuttosto un boicottaggio "diplomatico" di Pechino 2022.