Secondo Mediterranea, l'Ong a cui fa riferimento la nave Mare Ionio, il ministro dell'Interno libico Fathi Beshaga ha dichiarato che la Guardia Costiera libica avrebbe interrotto le operazioni di "intercettazione migranti". 


Una affermazione ricavata da alcune interviste in cui il ministro dell’Interno libico ha detto che «la Guardia costiera è focalizzata sulla protezione della popolazione e della Tripolitania e ha dovuto interrompere le operazioni di intercettazione degli immigrati».

Però, una dichiarazione ufficiale non è ancora arrivata e le autorità italiane, tra slalom e imbarazzi, cercano di minimizzare una situazione che, con il passare dei giorni, appare sempre più evidente.

I libici, come dimostrano le cronache di qualche giorno fa, non sono oggettivamente in grado di effettuare alcuna operazione di salvataggio in mare... soprattutto di migranti.

Con la guerra in corso a Tripoli, le motovedette libiche non solo non soccorrerebbero più i migranti, ma sembrerebbero essere utilizzate come mezzi militari. Le motovedette fornite dall'Italia sono dotate di affusti su cui installare armi da guerra... pertanto, il "cambio di destinazione d'uso" non sarebbe certo così complesso.

Questo sta avvenendo? Anche in questo caso è probabile, ma non ancora accertato. Fatto sta, però, che dalla Libia vengono pubblicate sui social, dai sostenitori del Governo di al Serraj, foto di motovedette con a bordo militari armati e pronti al combattimento... e non certo ad operazioni di soccorso.

Le foto costituiscono un paradosso. Infatti, pubblicate per dimostrare l'operatività della Guardia Costiera libica, in realtà fanno intendere che tale operatività sia destinata a tutt'altra finalità e non certo al soccorso in mare.

Ma allora, esiste nel Mediterraneo un'area di ricerca e soccorso che è gestita dalla Libia? Quasi certamente non esiste, come sanno anche le nostre autorità che, ipocritamente, cercano di non ammetterlo, come dimostra questa dichiarazione riportata da Avvenire e rilasciata da un portavoce del ministero delle Infrastrutture: «La prosecuzione del conflitto potrebbe distogliere la Guardia costiera libica dalle attività di pattugliamento e intervento nella loro area Sar, per orientarsi su un altro genere di operazioni».

Ma il nostro Governo non ammetterà quella che è già una certezza: l'incapacità della Libia di prestare soccorso in mare. Infatti, se lo facesse, dovrebbe poi decidere - insieme all'Europa - come operare e a chi affidare la competenza di quella zona di mare.