Il 28 novembre, presso la sala Auditorium del Forum Risk Management di Arezzo, AGENAS (Agenzia per i servizi sanitari) ha presentato i dati aggiornati al 2023 del modello di valutazione multidimensionale della performance manageriale riguardo alle aziende sanitarie pubbliche, ospedaliere e territoriali. Si tratta di un lavoro che scatta una fotografia rispetto all'attività di 110 aziende territoriali e 51 aziende ospedaliere. Riguardo le prime, il monitoraggio si basa sulla valutazione di 34 indicatori classificati in 6 aree (prevenzione, distrettuale, ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale, investimenti e mortalità evitabile) e 12 sub-aree; in merito alle aziende ospedaliere, gli indicatori presi in considerazione sono 27 classificati in 4 aree (accessibilità, gestione dei processi organizzativi, sostenibilità economico-patrimoniale, investimenti) e 10 sub-aree.

E dato che i Pronto Soccorso sono uno degli indicatori più sensibili per valutare la performance del sistema sanitario italiano vediamo quali sono i risultati che ne riguardano la performance, valutando l'attesa dei pazienti prima di ricevere assistenza, perché trascorrere oltre 48 ore su una barella in attesa di cure (policlinico Tor Vergata di Roma) non è solo una questione di disagio, ma rappresenta una criticità che evidenzia inefficienze organizzative e problemi strutturali. 


Le strutture con maggiori criticità

Tra i Pronto Soccorso ospedalieri, il primato negativo spetta al Cardarelli di Napoli, dove il 9% dei pazienti attende per più di 48 ore. Seguono il San Camillo di Roma (7%), il Cervello di Palermo (5,3%) e l'ospedale di Cosenza (5%). Per i policlinici universitari, la maglia nera va al Tor Vergata di Roma, con un 12% di pazienti in attesa prolungata, seguito dal Sant'Andrea di Roma (11%), dall'Umberto I (5,5%) e dall'ospedale senese (4,9%).

Un elevato tempo di permanenza in Pronto Soccorso, superiore a 48 ore, rappresenta un segnale negativo sia per i pazienti che per il sistema sanitario. Questo indicatore riflette infatti problematiche legate alla carenza di posti letto, alla gestione delle emergenze e, in alcuni casi, a una carenza di personale medico e infermieristico.

 
I migliori risultati: efficienze da imitare

In netto contrasto, alcune strutture riescono a mantenere i tempi di permanenza in PS decisamente bassi. Tra gli ospedali spiccano il Brotzu di Cagliari (0%), l'ospedale di Perugia (0,1%), il San Croce e Carlo di Cuneo (0,2%) e il Papardo di Messina (0,2%). Per i policlinici universitari si distinguono per efficienza quelli di Milano, Pavia e Padova (tutti con 0%) e il G. Martino di Messina (0,2%).

Questi risultati evidenziano che un'organizzazione efficace, una buona dotazione di personale e una gestione ottimale dei flussi di pazienti possono fare la differenza, anche in contesti complessi come quello dei Pronto Soccorso.

 
L'indicatore degli abbandoni

Un altro parametro significativo è rappresentato dagli abbandoni in Pronto Soccorso, ovvero i casi in cui i pazienti, scoraggiati dalle lunghe attese, lasciano la struttura prima di completare l'iter diagnostico o terapeutico. Questo fenomeno è emblematico sia di un problema organizzativo che di una percezione negativa del servizio.

Tra gli ospedali, i dati peggiori si registrano al Cervello di Palermo (24%), seguito dall'ospedale Dei Colli di Napoli (19,6%), dal Civico Benfratelli di Palermo (18,9%) e dal Garibaldi di Catania (12%). Per le strutture universitarie, il primato negativo va al G. Martino di Messina (17,4%), seguito dal Tor Vergata di Roma (15,7%), dal Giaccone di Palermo (14%) e dal Riuniti di Foggia (13,7%).

 
I Pronto Soccorso con i tassi di abbandono più bassi

Di contro, le strutture con le percentuali di abbandono più basse dimostrano che è possibile garantire un servizio di qualità, evitando che i pazienti si allontanino. Eccellono in questo senso il Santa Maria di Terni (0,3%), il San Carlo di Potenza (1,9%), l'ospedale di Perugia (4%), insieme al policlinico di Pavia (0,3%), all'ospedale universitario di Padova (1,1%) e al policlinico di Milano (1,2%).

 
Le implicazioni per il sistema sanitario

Questi dati offrono una fotografia chiara delle differenze di performance tra le strutture sanitarie italiane. Da un lato, evidenziano la necessità di interventi mirati per ridurre i tempi di permanenza e gli abbandoni nei Pronto Soccorso più in difficoltà. Dall'altro, sottolineano che l'efficienza è raggiungibile con strategie organizzative adeguate.


Per migliorare la situazione, si potrebbero implementare:

  • Potenziamento del personale medico e infermieristico, soprattutto nelle aree più critiche.
  • Migliore gestione dei flussi di pazienti, con l'introduzione di sistemi di triage più efficienti.
  • Integrazione tra ospedali e territorio, per ridurre il sovraffollamento dei Pronto Soccorso.
  • Monitoraggio costante dei dati per identificare e risolvere tempestivamente eventuali inefficienze.

Investire in un sistema sanitario efficiente è una priorità non solo per garantire un diritto fondamentale come la salute, ma anche per rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.