Nella notte tra l'11 e il 12 dicembre, la barca a vela TROTAMAR III, impegnata in operazioni di soccorso civile nel Mediterraneo, ha salvato una bambina di soli 11 anni al largo di Lampedusa. La piccola, originaria della Sierra Leone, era l'unica sopravvissuta di un'imbarcazione con 45 persone a bordo affondata tre giorni prima al largo di Sfax, in Tunisia.

La bambina, rimasta per tre giorni in balia del mare con due salvagenti improvvisati e un semplice giubbotto di salvataggio, è stata avvistata per caso alle 3:20 del mattino dall'equipaggio della TROTAMAR III. Nonostante il mare agitato, con onde alte 2,5 metri e venti a 23 nodi, la ragazzina è riuscita a sopravvivere senza cibo né acqua. Era in stato di ipotermia, ma ancora reattiva quando è stata tratta in salvo.

Lo skipper Matthias Wiedenlübbert ha descritto il salvataggio come un colpo di fortuna: "Abbiamo sentito i richiami della bambina nonostante il motore fosse acceso. Stavamo ancora cercando altre persone, ma con quelle condizioni non c'era più speranza".

Dopo il recupero, l'equipaggio ha prestato le prime cure alla bambina e l'ha consegnata ai servizi di soccorso di Lampedusa alle 6 del mattino. Il salvataggio della bambina non è stato l'unico intervento della TROTAMAR III durante la scorsa notte. Poco prima, aveva individuato un'altra imbarcazione in legno senza motore con 53 persone a bordo, distribuendo giubbotti di salvataggio e informando le autorità italiane.

La TROTAMAR III, battente bandiera tedesca, opera nel Mediterraneo centrale dal 2023 come parte delle iniziative del collettivo Compass Collective, proveniente dalla Bassa Sassonia. L'imbarcazione lunga 13 metri ha partecipato a numerose missioni di salvataggio, assistendo oltre 1653 persone in difficoltà e soccorrendone direttamente 231.

Katja Tempel, di Compass Collective, ha commentato la missione con un appello urgente:

"Annegare nel Mediterraneo non è un'opzione. Servono vie di fuga sicure per i rifugiati e un'Europa accogliente, capace di garantire accesso al sistema di asilo".

Nonostante il lavoro incessante delle ONG e delle barche civili come la TROTAMAR III, il Mediterraneo centrale rimane la rotta migratoria più pericolosa al mondo. Le tempeste recenti, che hanno impedito a molte imbarcazioni delle ONG di operare, hanno aggravato i rischi per le persone che tentano la traversata.

Secondo i racconti della bambina, almeno altre due persone erano in acqua fino a due giorni fa, ma si sono perse le tracce. Questo episodio sottolinea ancora una volta la necessità di interventi strutturali e politici per prevenire tragedie simili.

Garantire passaggi sicuri, rafforzare le operazioni di soccorso e rivedere le politiche migratorie sono passi indispensabili per affrontare una crisi umanitaria che non può più essere ignorata.

Il guaio è che anche chi governa in Italia di tale crisi non vuol sentir parlare, facendo credere di averla risolta finanziando anche in Tunisia i crimini che già venivano commessi nei confronti dei migranti in Libia... che ovviamente continuano anch'essi ad esser finanziati.

In un recente rapporto sulla Tunisia l'ONU certifica  quanto siano criminali e imputabili di complicità nella violazione dei diritti umani i patti Italia -Tunisia e UE-Tunisia, che forniscono soldi e mezzi al regime di Saied per compiere atrocità contro le persone in movimento.

Nel rapporto si legge: "Sono compiuti e documentati violenze e abusi sistematici contro persone migranti, richiedenti asilo e rifugiate, donne e bambini inclusi, comprese le violazioni del diritto alla vita anche nel contesto delle intercettazioni in mare".

Per il relatore della Nazioni Unite desta preoccupazione il fatto che i porti tunisini possano essere considerati un luogo sicuro per le persone soccorse in mare. L'intero paese, inoltre, è teatro di discriminazioni, di deportazioni nel deserto di profughi e persone migranti, di criminalizzazione delle attività del difensore dei diritti umani.

E che dire del miliardo di euro gettato al vento per aver tentato di deportare una decina di migranti in Albania!