Ma in questa Europa “che ci stiamo a fare?”
Ma in questa Europa dove l’Italia viene considerata il fanalino di coda,
in questa Europa che ci ha fatto pagare un Euro con due mila Lire, dimezzando di fatto salari, pensioni, risparmi e valore delle abitazioni,
in questa Europa dove noi italiani siamo gli unici ad andare in pensione a 67 anni,
in questa Europa dove noi lavoratori italiani siamo i meno retribuiti,
in questa Europa che ci ha lasciato da soli a gestire il flusso dei migranti,
in questa Europa che ci vuole togliere le auto a benzina e diesel entro il 2035,
in questa Europa che non ha una politica fiscale e militare comune…
insomma, in questa Europa, che ci stiamo a fare?
“Che ci stiamo a fare?”, è una domanda più che legittima che riflette un senso diffuso di frustrazione nei confronti dell’Unione Europea, che spesso sembra penalizzare più che favorire i cittadini italiani.
I problemi ci sono e sono tanti, ma possono essere affrontati attraverso una maggiore partecipazione e leadership a livello europeo, anziché con isolamento o scetticismo. La sfida sta nel trovare il giusto equilibrio tra difesa degli interessi nazionali e impegno per una comunità europea più unita e coesa.
Ci vorranno ancora altri decenni prima che l’Europea diventi una forza in grado di farsi valere e di reggere il confronto con le altre potenze mondiali, come gli Stati Uniti, la Cina, l’India e l’Unione Sovietica.
Sarà, quindi, un percorso lungo, anzi lunghissimo.
Nel frattempo l’Italia farebbe bene a lavorare per il raggiungimento di una vera “Unione” del Vecchio continente il cui iter conclusivo deve porterà alla fondazione degli Stati Uniti d’Europa, ma farebbe altrettanto bene a non perdere mai di vista gli interessi nazionali!