La scorsa settimana, la premier Meloni aveva riassunto così la posizione dell'Italia sul mandato di arresto a Netanyahu:
"La Presidenza italiana del G7 intende porre il tema all'ordine del giorno della prossima Ministeriale Esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre".
Quel tale che ricopre l'incarico di ministro degli Esteri, certo Antonio Tajani, aveva anticipato al Corriere quello che sul tema sarebbe stato il ruolo dell'Italia:
"Non siamo divisi, perché la linea in politica estera la danno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri. E noi, sentendoci e consultandoci, abbiamo detto chiaramente che rispettiamo la Corte ma studieremo bene le motivazioni, perché le opinioni politiche non devono prevalere sul diritto. E perché — fermo restano i nostri rilievi più volte fatti ad Israele sulla necessità di proteggere la popolazione civile palestinese — non mettiamo sullo stesso piano chi pianifica un massacro di persone per distruggere Israele e chi si difende pur con modi che non ci convincono. ...Non credo proprio che Netanyahu verrà in Italia o altrove, come non credo che alzare la tensione serva ad ottenere più facilmente la pace. Non si fermerà certo per la decisione della Corte penale internazionale. ...Domani affronteremo tra gli altri soprattutto questo tema, sia con la sessione dei Dialoghi Mediterranei aperti a ministri degli Esteri di moltissimi paesi, sia nel G7 dei ministri degli Esteri, che si allargherà a rappresentanti di paesi fondamentali per raggiungere la pace: India, Giordania, Egitto, Emirati Qatar, segretario generale della Lega Araba, Filippine, Repubblica di Corea, Indonesia… Noi siamo per il coinvolgimento di tutti gli attori in campo".
E allora leggiamo il documento ufficiale prodotto dai ministri degli Esteri dei Paesi del G7 ad Anagni...
Qualcuno è riuscito a leggere nel documento una risoluzione relativa a Netanyahu e al suo mandato di arresto, anche in base a quanto aveva anticipato anche la premier Meloni? No, perché in quel documento non vi è scritto nulla al riguardo. Si parla di Medio Oriente e dei conflitti in corso, dove si lanciano strali contro Hamsa, Hezbollah, Houthi e Iran, sottolineando l'urgenza e la necessità di liberare gli "ostaggi" israeliani ancora detenuti nella Striscia. I ministri degli Esteri del G7 "accennano" anche a una crisi umanitaria nella Striscia, ma senza aver capito da chi e con quali mezzi sia stata causata. IN questo caso non vi è nulla di terribile... d'altronde, come ha detto quel tale che preside la Farnesina, Israele a Gaza si sta difendendo... anche se i mezzi usati non lo convincono.
Naturalmente se ciò che viene fatto a Gaza fosse stato fatto non dagli ebrei israeliani, ma dai russi o da altri considerati non amici, allora Tajani e i suoi colleghi avrebbero usato altre parole e altre risoluzioni.
Comunque a questi derelitti che si atteggiano a statisti aveva già dato una lezione in mattinata il ministro degli Esteri uscente della Commissione Ue, Borrell Fontelles:
"Nel nord di Gaza ci sono 250mila persone completamente abbandonate a loro stesse. I coordinatori umanitari delle Nazioni Unite mi hanno riferito che a partire da ieri, lunedì 25 novembre, hanno dovuto interrompere gli interventi perché non hanno più scorte di cibo, carburante e non possono entrare. La macchina umanitaria è totalmente bloccata. E da chi? Dall'esercito israeliano. Dobbiamo dire la verità e dare un nome. Non ci sono più aiuti umanitari che entrano a Gaza. E gli operatori non hanno più la possibilità di lavorare”. Ieri ho detto ai miei colleghi arabi ed europei che va bene continuare a dire belle parole, ma ora dobbiamo agire: quando andiamo al Consiglio di sicurezza dell'ONU e viene presentata una risoluzione solo sull'aiuto umanitario per le persone, rendiamoci conto che la soluzione dei due Stati arriverà dopo; che tutto il resto verrà dopo. Ma al Consiglio di sicurezza bisogna agire per evitare la tragedia. A Gaza la fame viene usata come arma di guerra. E al Consiglio di sicurezza bisogna fare appello alle coscienze del mondo. La decisione della CPI, che ha spiccato mandati d'arresto contro Netanyahu e Gallant non è qualcosa che si può scegliere: quando la Corte è andata contro Putin siamo rimasti in silenzio. Questo è un tipico esempio del due pesi e due misure. Ho chiesto agli Stati membri dell'Ue di rispettare gli obblighi derivanti dalla decisione della Corte dell'Aia e dal diritto internazionale, che piacciano o meno. La Corte penale è un tribunale a tutti gli effetti".
Sarebbe anche il caso che quel signore che abita al Quirinale di cui tutti tessono le lodi, tal Mattarella, ricordasse alla scombinata marmaglia che governa il Paese che istituzioni, diritto internazionale e norme si rispettano senza se e senza ma, quando sono state approvate firmando dei trattati.