11esimo giorno in mare per i naufraghi della Sea-Watch e la feroce determinazione del Governo italiano nel non volerli accogliere
«Ho scritto personalmente al mio collega ministro olandese: sono incredulo perché si stanno disinteressando di una nave con la loro bandiera, peraltro usata da una Ong tedesca, che da ormai undici giorni galleggia in mezzo al mare.
Riterremo il governo olandese, e l’Unione Europea assente e lontana come sempre, responsabili di qualunque cosa accadrà alle donne e agli uomini a bordo della SeaWatch».
Queste, e come avrebbe potuto essere altrimenti, le parole del ministro dell'Interno Matteo Salvini riferite alla nave della Ong Sea-Watch che da 11 giorni staziona, in acque internazionali, a ridosso dell'isola di Lampedusa in attesa di un porto sicuro con 43 naufraghi a bordo, di cui 3 minori.
Ad essere precisi, però, i naufraghi al momento sono diventati 42, perché nella notte uno di loro è stato evacuato dalla Guardia costiera italiana e trasportato a Lampedusa a causa del serio peggioramento delle sue condizioni di salute.
L'Italia nega un porto sicuro a dei naufraghi salvati in mare perché recuperati in un'area Sar di competenza libica, circostanza che, secondo il nostro Governo, avrebbe dovuto "suggerire" all'equipaggio della Sea-Watch 3 di sbarcarli a Tripoli, in Libia.
Il problema, però, è che la Libia non è un porto sicuro, come già più volte stabilito dal diritto internazionale che l'Italia a regola dovrebbe riconoscere, per il fatto che quel Paese è "anche" alla prese con una guerra civile ancora in atto. Non solo, le stesse autorità italiane si rifiutano di dichiarare ufficialmente che la Guardia costiera libica sia in grado di effettuare operazioni di ricerca e soccorso in mare, nel rispetto degli standard minimi riconosciuti per tale tipo di operazioni.
Pertanto, visto che anche la Tunisia (come dimostrato in una vicenda che nei giorni scorsi ha riguardato alcuni naufraghi soccorsi da una nave commerciale) non è da considerarsi un porto sicuro, la destinazione Lampedusa scelta 11 giorni fa da Sea-Watch 3 era la più logica e la più razionale per offrire un porto sicuro a delle persone salvate in mare.
Nelle scorse ore, una piccola imbarcazione in difficoltà nella zona di mare Sar di competenza di Malta, è stata soccorsa dalla marina militare della piccola isola europea dove poi sono sbarcate le 37 persone che vi erano a bordo.
A ulteriore riprova della paradossale e grottesca irrazionalità di questa ennesima vicenda che riguarda un soccorso in mare effettuato da una Ong è dimostrata anche dal fatto che negli ultimi giorni oltre 150 migranti sono sbarcati sulle coste italiane, a dimostrazione del fatto che le partenze dal nord Africa non hanno alcuna attinenza con la presenza o la possibilità di intervento in mare di navi appartenenti ad Ong.