A causa della guerra in Ucraina la crisi alimentare in alcuni Paesi è già alle porte
Putin, in base a quanto dichiarato nella conferenza stampa alla fine della visita odierna al cosmodromo di Vostotchny, è certo che in futuro la comunità internazionale non potrà fare a meno della Russia e che la Russia non avrà un ruolo subalterno nelle relazioni con gli altri Paesi. Da cosa deriva la sua certezza? Dalle risorse energetiche e da quelle alimentari... che la Russia ha e che altri Paesi non hanno: petrolio, gas, grano.
Putin ha ricordato che i russi, quando c'è da soffrire, lo sanno fare, mentre per gli altri Paesi ha detto di non esserne certo, anticipando che il freddo e la fame saranno in futuro mezzi di pressione sui governi da parte degli abitanti di quelle nazioni che hanno applicato le sanzioni contro Mosca.
Ma a pagar dazio delle conseguenze della guerra in Ucraina saranno fin da subito, settimane se non giorni, i Paesi più poveri, in Africa e Medio Oriente, già alle prese con crisi causate dalla pandemia e dal cambiamento climatico.
E stavolta non è Putin a dirlo, ma l'Oxfam.
L'Africa occidentale sta già affrontando la più grave emergenza degli ultimi 10 anni, con 27 milioni di persone colpite da insicurezza alimentare, che potrebbero arrivare a 38 milioni solo nei prossimi 3 mesi, con oltre 6,3 milioni di bambini sotto i 5 anni colpiti da malnutrizione acuta.
Nei paesi dell'area del Sahel – tra Burkina Faso, Niger, Ciad, Mali e Nigeria – la popolazione e già stata colpita da un aumento esponenziale dei prezzi negli ultimi 5 anni, grazie al mix letale di siccità sempre più lunghe e inondazioni, che hanno ridotto di un terzo i raccolti dall'anno scorso.
In quest'area del mondo ai conflitti in corso, al COVID-19, alle migrazioni forzate per sopravvivere, si aggiunge oggi un significativo calo della disponibilità di grano in ben sei paesi, che fino ad ora ne importavano il 30%, e in alcuni casi più del 50% dalla Russia e dall'Ucraina.
Un' altra probabile conseguenza della crisi ucraina è il taglio degli aiuti internazionali all'Africa. Molti donatori hanno infatti già annunciato che potrebbero tagliare i finanziamenti per far fronte all'accoglienza dei rifugiati ucraini entro i propri confini. Un paese come la Danimarca, ad esempio, potrebbe tagliare del 50% gli aiuti destinati al Burkina Faso e al Mali per il 2022.
Non va meglio la situazione in Palestina.
Infatti, sempre secondo quanto riporta l'Oxfam, le riserve di farina nei Territori Palestinesi Occupati potrebbero esaurirsi entro tre settimane, mentre il costo di questo alimento base è aumentato di quasi il 25% a causa della crisi ucraina.
"Le famiglie palestinesi sono duramente colpite dall'aumento dei prezzi alimentari globali e molte stanno lottando per soddisfare i loro bisogni primari. La dipendenza dalle importazioni ei vincoli imposti loro dalla continua occupazione militare di Israele, dalla violenza dei coloni e dall'accaparramento delle terre stanno aggravando la crisi alimentare", ha dichiarato Shane Stevenson, Direttore nazionale di Oxfam per i Territori palestinesi occupati e Israele.
La crisi ucraina nei Territori Occupati ha aumentato il prezzo della farina del +23,6%, quello dell'olio di mais del 26,3%, delle lenticchie del 17,6% e del sale da cucina del 30%, azzerando il potere d'acquisto di molte famiglie palestinesi. La maggior parte delle famiglie nella Striscia di Gaza ora acquista cibo a credito.
Anche il costo dell'alimentazione animale (crusca) è aumentato del 60% in Cisgiordania. Ciò si aggiunge ai problemi che i pastori palestinesi affrontavano in precedenza, con i focolai di malattie animali, l'aumento degli attacchi violenti dei coloni e lo sfollamento forzato a causa delle politiche di annessione da parte di Israele.
Gli agricoltori dell'Area C della Cisgiordania subiscono attacchi quotidiani da parte dei coloni che vogliono occupare anche quelle terre. Ma quei terreni fertili offrirebbero la soluzione ai problemi attuali della Palestina che potrebbe così aumentare i suoi investimenti agricoli riducendo la sua dipendenza dalle importazioni. Ma le autorità israeliane finora hanno però respinto il 99% di tutti i piani di sviluppo per l'Area C.
Il Palestine Economic Policy Research Institute, MAS, ha dichiarato a Oxfam:
"Il governo deve adottare politiche efficaci per trovare alternative urgenti al grano e alla farina importati dalla Russia e dall'Ucraina. Questo è fondamentale per proteggere le famiglie povere ed emarginate dall'aumento insicurezza alimentare e fluttuazioni nella catena di approvvigionamento dovute alla pandemia di COVID-19. Il governo deve monitorare e controllare i prezzi nei mercati locali e prevenire il monopolio sui beni di prima necessità".
Najla Shawa, responsabile della sicurezza alimentare di Oxfam a Gaza, ha dichiarato: "Ogni giorno incontriamo persone che cercano lavoro e denaro solo per sfamare i propri figli. Ci sentiamo molto bloccati in questa fase. Come possiamo attirare l'attenzione della comunità internazionale sul deterioramento della situazione socioeconomica a Gaza? Il nostro lavoro a Gaza sta diventando sempre più impegnativo. È difficile descrivere il vero livello di danno che tutto ciò sta causando alla vita delle persone: è devastante".