Terremoto Stellantis: Carlos Tavares, ex amministratore delegato del gruppo automobilistico, si dimette, lasciando un'eredità caratterizzata da previsioni errate e promesse non mantenute.

Tavares, durante il suo mandato come amministratore delegato di Stellantis, ha percepito compensi significativi. Nel 2023, la sua retribuzione totale è stata di 36,5 milioni di euro, segnando un incremento del 56% rispetto all'anno precedente. Questo importo comprendeva uno stipendio base di 13,5 milioni di euro e un incentivo di 10 milioni di euro legato alla trasformazione tecnologica sostenibile dell'azienda.

Tale compenso ha suscitato non poche polemiche, dal momento che il suo 'stipendio' risultava circa 518 volte superiore alla retribuzione media dei dipendenti del gruppo.

Una delle principali aree di critica è stata la gestione della transizione verso l'auto elettrica. Tavares inizialmente scettico sull'adozione dei veicoli elettrici, ha poi cambiato posizione, suscitando confusione sia all'interno dell'azienda che tra gli investitori. La mancanza di una visione chiara ha causato ritardi nel lancio di modelli elettrici competitivi, mentre i concorrenti asiatici guadagnavano quote di mercato.

Inoltre, la strategia di aumentare i prezzi per migliorare i margini di profitto ha avuto effetti negativi, allontanando i clienti tradizionali e portando ad una riduzione delle vendite, in particolare in Nord America, con un conseguente aumento delle scorte. I concessionari hanno inoltre criticato l'approccio di Tavares verso l'elettrificazione, chiedendo un rinvio degli obiettivi sullo sviluppo delle auto elettriche.

Nel contesto italiano, le decisioni di Tavares sono state particolarmente controverse. Sebbene l'Italia sia stata un pilastro storico per Stellantis, Tavares è stato accusato di non dare priorità agli stabilimenti italiani nel piano industriale del gruppo. Stabilimenti come Mirafiori, Cassino e Melfi hanno operato sotto la capacità produttiva, con riduzioni della produzione e periodi di cassa integrazione, creando incertezze per i lavoratori. Inoltre, nonostante il sostegno economico italiano ed europeo per progetti come la gigafactory di batterie a Termoli, non è stato chiaro come Stellantis avrebbe mantenuto competitivi gli stabilimenti italiani senza un continuo supporto pubblico.

Tavares ha promesso di non effettuare licenziamenti collettivi, ma migliaia di lavoratori italiani sono stati coinvolti in riduzioni della forza lavoro tramite uscite volontarie, prepensionamenti, contratti non rinnovati e periodi di cassa integrazione estesi, specialmente in stabilimenti come Mirafiori, che hanno generato incertezza per i dipendenti.

Anche il marchio Fiat, simbolo della tradizione automobilistica italiana, ha visto un calo di importanza nel portafoglio globale di Stellantis. La mancanza di nuovi modelli per Fiat e investimenti insufficienti per rilanciare la gamma hanno contribuito a questa percezione di marginalizzazione rispetto ai marchi francesi e americani del gruppo.

Adesso chi succederà a Tavares si troverà di fronte alla sfida di ricostruire la fiducia dei dipendenti e del governo italiano, cercando di riportare l'Italia al centro delle strategie del gruppo e bilanciando le esigenze di un mercato automobilistico globale in evoluzione con le necessità delle comunità e dei lavoratori italiani che hanno supportato l'azienda per decenni.