"È un momento molto complesso per la storia del Partito democratico. Non ci siamo sottratti al confronto, io ho ascoltato anche le dure critiche che sono state fatte, promosso l'autocritica.Ma una comunità va rispettata, è fatta di persone, del lavoro e dell'impegno di tanti che anche nei territori hanno sempre portato avanti l'idea di un partito fondato su valori e principi ben saldi. Ciò che è stato detto, la definizione data di "partito tossico", è un'offesa a tutta la comunità del Pd e non è per nulla costruttivo, è solo distruttivo.Sabato scorso ho accolto la delegazione delle 6000 sardine, rispondendo alla loro richiesta di voler essere ascoltati, di voler costruire e mettersi al servizio di un processo. Così avevano dichiarato di voler fare. Le porte sono state aperte, con l'intento di confrontarsi e dialogare, con la volontà di costruire un Pd aperto e inclusivo, capace di essere parte di un campo democratico e progressista, capace di essere vicino alle sue e ai suoi militanti, alla base.Continueremo ad ascoltare e ad essere aperti al dialogo, nella consapevolezza di un cambiamento necessario, ma in maniera costruttiva e nel rispetto di tutte e tutti".

Così si era espressa ieri la presidente del Pd, Valentina Cuppi, a margine di uno degli incontri per la  preparazione dell'Assemblea nazionale, che si terrà domenica prossima 14 marzo a partire dalle ore 9.30, in modalità webinar. Si dovrà eleggere il nuovo segretario nazionale dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti, che con il suo addio alla segreteria ha voluto troncare lo stillicidio di attacchi lanciatigli dagli esponenti renziani rimasti all'interno del partito. 

Renzi, come è noto, da tempo si è fatto il suo "partitino" del 2%, ma prima di abbandonare il Pd si è tenuto l'asso nella manica, lasciando nel suo vecchio partito alcuni dei suoi più fidati sostenitori, che non lo hanno seguito in Italia Viva. Costoro, dopo l'avvento dell'esecutivo Draghi hanno pensato fosse arrivato il momento per i dem di cambiare linea politica, smettere di guardare a sinistra (come se finora lo avessero fatto!), salutare una possibile alleanza con i 5 Stelle e guardare al liberismo più sfrenato facendosi scudo del banchiere Draghi per promuovere un partito alla Macron o alla Blair, dove il termine socialismo abbia semplicemente il valore di un'etichetta, né più ne meno che uno specchietto per le allodole per i gonzi - nel caso esistano - che ancora credono che l'attuale Partito Democratico abbia un qualche legame con il fu PCI.

Il Pd odierno è un partito né carne né pesce che non ha saputo evolversi dal brodo primordiale del "maanchismo" veltroniano, escludendo la parentesi della segreteria di Matteo Renzi, che con il Pd voleva far concorrenza a Forza Italia.

Adesso al Nazareno sono alla disperata ricerca di un segretario, il primo che capita a tiro e che da subito sia disposto a prendere in mano il partito e lo tolga dall'attuale incertezza. Bisogna fare in fretta, perché in termini di consenso, stando agli ultimi sondaggi, il Pd nelle intenzioni di voto ha perso quasi il 2%... in poco più di una settimana. 

Non presentandosi niente di meglio all'orizzonte, è iniziato a circolare il nome di Enrico Letta, che si è preso 48 ore di tempo per riflettere sulle pressanti richieste che lo spingono a presentare la sua candidatura. 

Ma che partito ha in mente Letta? Boh! Il problema del Pd è proprio questo... quello di non sapere che cosa voglia essere e, di conseguenza, chi voglia rappresentare.

Perlomeno, come dimostrano le parole di Bettini in una intervista al Corriere, qualcuno ha iniziato a capire l'improcrastinabile necessità di un chiarimento sulla natura del partito e sui suoi compiti. 

Stessa preoccupazione da parte di Gianni Cuperlo, come fa intendere in chiusura l'intervista, pubblicata oggi sul Riformista: 

"Altrove la sinistra affronta le novità con qualche coraggio. Dovremmo averlo anche noi. Nel vecchio mondo, quello del progresso lineare, a pesare era il disegno collettivo. Ora è l'idea stessa di progresso a recuperare quello che decidiamo di essere. La sintesi è un ciclo storico dove il testimone passerà da un progresso necessario a uno sviluppo possibile. Difficile magari, e dunque avverabile solo se poggiato sulla volontà degli individui. Niente di nuovo, la forza dei movimenti è sempre stata nel condizionare la qualità delle riforme. E allora è giusto affrontare il tema: possiamo concedere a un capitalismo che si è mostrato impreparato dinanzi alla pandemia, di proseguire la corsa indisturbato? Di seguitare a innalzare i profitti senza cedere un metro al diritto alla vita degli ultimi? Vorrei che il mio partito questa discussione avesse la volontà di affrontarla, perché se lo facesse alcuni dei limiti di ora sarebbero superati".

Ma per l'appunto sono parole, i fatti sono un'altra cosa... senza dimenticare il cavallo di Troia rappresentato dai renziani rimasti a Botteghe Oscure... oops Nazareno!