Il brano della rock band sugli stores digitali e nelle radio

“A caduta libera” è il nuovo e atteso singolo dell’eclettica band degli IFAD, sui principali stores digitali e dal 19 aprile nelle radio in promozione nazionale. Produzione impeccabile dagli arrangiamenti ben strutturati e di tendenza che evidenziano la forte personalità della band, figlia di una maturità artistica decisamente fuori dal comune. Non solo tecnicismo, ma un equilibrio fortemente carcato e raggiunto, su cui l’interpretazione vocale del frontman dona un ulteriore impatto emotivo, sorretta da una band estremamente coesa. Il brano è stato mixato e masterizzato nello storico Busker Studio sotto le esperte mani di Fabio Ferraboschi e distribuito sugli stores da The Orchard Music (Sony Music Group) per LIFT Records. “A caduta libera” segna un’intensa rivoluzione per la band: è il singolo di una rinascita intrapresa già da tempo e che oggi delinea un passo importante e voluto. Le sonorità ricercate e più attuali, senza mai rinnegare il mood della band, segnano una svolta puntando a degli obiettivi più ambiziosi, facendo un salto anche nel mondo radiofonico e non solo di settore. 

Il testo della canzone rappresenta lo stato d’animo del soggetto sognante, che sta affrontando un periodo di crisi interiore e si ritrova in una condizione di forte disagio: specchio di questa condizione è un incubo ricorrente. Nell’incubo il soggetto precipita fisicamente nel vuoto, così come precipita metaforicamente nella realtà. Viene da chiedersi: si è lanciato o è stato spinto? Il testo è un susseguirsi di pensieri che il protagonista ha mentre è in caduta libera nel vuoto.

“Sai non dormo più/tutto ciò che mi rimane è realizzare/no, non sogno più/a caduta libera non posso immaginarne il senso. Non parlo più/Non controllo più. Tutto ciò che ho nella testa è di essere/riluttante con chi sa illudere (...)” IFAD

L’incubo non lascia più spazio ai sogni del protagonista, che si vede costretto in una realtà in cui si sente inutile e non realizzato, e sognare non ha neanche più senso perché è controproducente, è una perdita di tempo. Anche se è ormai al punto in cui non riesce più a controllare neanche se stesso, mentre precipita nel vuoto il protagonista inizia a riflettere sulla sua condizione e si rende conto che il suo vero io non è più disposto ad accettare questo stato di apatia e incapacità, a volte autoimposto anche a causa di illusioni e aspettative: tutto ciò che ha nella testa è di essere.

“Ti sento dentro/ti sento addosso/ Non mi resta che ricominciare.” IFAD

Il protagonista continua a precipitare nel vuoto e diventa sempre più consapevole di sé e dei suoi desideri, arriva quasi a dialogare con sé stesso, finché non manca un istante all’impatto e capisce che quella “fine” è un’occasione per rinascere. Alla luce di questo dualismo si può trovare forse la risposta alla domanda iniziale: che si sia lanciato o sia stato spinto dal suo alterego, l’artefice è sempre se stesso, e solo lui può uscire da quello stato di (auto)distruzione. “Non posso immaginarne il senso” ripete spesso il protagonista, è l’incognita del futuro: quello che succederà dopo l’impatto con il suolo, che altro non è che una presa di coscienza, è tutto da vedere.


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