Dopo esser stato smentito nei giorni scorsi da portavoce e funzionari dell'amministrazione Biden, Netanyahu, durante l'odierna apertura della sessione settimanale del suo governo, è tornato ad accusare gli Stati Uniti di non supportare più militarmente lo Stato ebraico, come faceva un tempo. Un cambiamento che Netanyahu indica a partire dall'inizio dello scorso marzo:
"Apprezzo molto il sostegno del presidente Biden e dell'amministrazione americana a Israele", ha detto il premier israeliano, "ma circa quattro mesi fa c'è stata una significativa diminuzione della fornitura di armi provenienti dagli Stati Uniti, e per diverse settimane abbiamo fatto appello ai nostri amici americani affinché accelerassero le spedizioni. ... Dall'inizio della guerra, gli Stati Uniti ci hanno fornito sostegno morale e materiale, fornendoci mezzi di difesa e mezzi di attacco, ma circa quattro mesi fa, si è verificato un calo significativo nelle forniture di armi. ... Per diverse settimane abbiamo fatto appello ai nostri amici americani affinché accelerassero il processo di spedizione. Lo abbiamo fatto ai massimi livelli e senza clamore, ma non abbiamo ottenuto nulla. La situazione di fatto non è cambiata. Alcune spedizioni di armi sono arrivate in piccole quantità, ma la maggior parte delle armi non è ancora arrivata".
A quali armi si riferisca, Netanyahu non lo ha detto. Gli Stati Uniti, in base a quanto comunicato ufficialmente, hanno sospeso l'invio di due tipi di bombe, da 250 e 900 Kg, per evitare che l'aviazione israeliana ne continui a fare uso per radere al suolo la Striscia di Gaza, abitazioni civili comprese. Sono probabilmente circa 20mila i minorenni (neonati compresi) che quelle bombe hanno contribuito ad uccidere.
Ma Biden non ha però fermato altri armamenti, tanto che è in corso il via libera alla fornitura di decine di aerei di ultima generazione, F-35. Inoltre, l'amministrazione Biden, dopo aver auspicato prudenza nel conflitto al confine con il Libano, ha pubblicamente dichiarato che in caso di guerra contro Hezbollah, gli Stati Uniti supporteranno militarmente Israele.
Le nuove dichiarazioni di Netanyahu arrivano mentre il suo ministro della Difesa, Yoav Galant, è in viaggio per Washington, dove ha programmato colloqui che lui stesso ha definito cruciali per il futuro della guerra, aggiungendo che avrebbe trattato anche la situazione sul fronte settentrionale.
Che l'ufficializzazione del conflitto già in atto contro Hezbollah sia ormai una questione di tempo, probabilmente di giorni, è un fatto che tutti danno per scontato. Quello che però in molti si chiedono è se Israele abbia fatto realmente tutti i conti con le proprie capacità.
A Gaza, l'invasione richiede l'impegno di uomini e mezzi che finora è costato decine di miliardi di euro a Israele... molti di più di quelli che aveva preventivato, tanto da dover rivedere i conti del proprio bilancio.
Una guerra ufficialmente dichiarata contro il Libano richiederebbe ulteriori sforzi ad una nazione ben armata... ma non così popolosa da poter avere un esercito numericamente infinito. Ma questo non è l'unico problema. Esperti americani hanno dichiarato alla CNN di avere dubbi sulla capacità dell'iron dome - il sistema di difesa aerea di Israele - di poter sostenere un massiccio attacco dal Libano. Hezbollah, infatti, ha una disponibilità quantitativa e qualitativa di missili che fa dubitare che possano essere tutti abbattuti.
Non solo. Dal Libano, nelle ultime ore, si diffondono sempre più nuovi video con immagini aeree del territorio israeliano relative a obiettivi sensibili, sia civili che militari.
Holy shit. Hezbollah just released an almost 10-minute long video of shots their reconnaissance drones have been able to capture DEEP inside Occupied Palestine, including HAIFA itself.
— روني الدنماركي (@Aldanmarki) June 18, 2024
Without being detected. Without any systems or alarms going off. pic.twitter.com/8AvjHXEcZp
Da Israele, inoltre, i tecnici avvertono che la rete elettrica del nord del Paese rischierebbe di saltare perché non strutturata per resistere ad un attacco militare.
E tutto questo senza tener conto della possibilità, se non della certezza, che la guerra contro il Libano includerebbe nel conflitto anche i vari movimenti armati supportati dall'Iran che operano in Siria e in Iraq, allargando ulteriormente il conflitto.
Che senso abbia tutto questo, escludendo la necessità di Netanyahu di voler difendere il suo governo e la sua sopravvivenza politica, è impossibile dirlo.