Avere un sacco di soldi nel calcio, da un po' di tempo a questa parte, non è elemento di garanzia tale da consentire una gestione senza problemi di un club, non solo in relazione agli aspetti legati al bilancio, ma anche a quelli sportivi.

Infatti, sulle squadre del calcio europeo incombe la spada di Damocle del Fair Play Finanziario che impone regole e rigidi paletti relativi alla gestione finanziaria che, di contro, non possono non avere ripercussioni anche sulla gestione tecnica.

È di alcuni giorni fa la notizia che la Camera di Investigazione UEFA che vigila sul Controllo Finanziario dei Club (CFCB) ha deciso di deferire il Milan alla Camera Arbitrale, perché il club rossonero non è riuscito a rispettare il requisito di pareggio di bilancio nelle stagioni relative al triennio 2016 - 2018, chiudendo l'ultimo esercizio addirittura con una perdita netta di 126 milioni di euro, in aumento di 53 milioni rispetto ai 73 milioni di rosso dell'esercizio precedente, conseguenza della sconclusionata e dispendiosissima campagna acquisti del Milan made in Cina.

La notizia non è stata un fulmine a ciel sereno per il Milan, che si attendeva questa ennesima guerra che si appresta a combattere contro la Uefa che già lo scorso anno voleva escluderlo dalle competizioni europee.

A rendere questa nuova battaglia con l'Uefa ancor più complicata è anche il bilancio del Milan per l'anno in corso. Secondo quanto anticipato dal quotidiano Milano Finanza: se il Milan entro la fine dell’esercizio 2018-2019 non riuscisse ad aumentare gli attuali ricavi potrebbe chiudere il prossimo bilancio con un rosso compreso tra i 70 e gli 80 milioni di euro.

Considerando la cifra in ballo, per il Milan diventerà indispensabile, per dimostrare alla Uefa di voler seguire un'altra strada rispetto al passato in modo da evitare nuove sanzioni, far ricorso alle plusvalenze per pareggiare o diminuire di molto le perdite causate in gran parte proprio dalla rosa dei giocatori, la seconda più costosa della Serie A (in termini di monte ingaggi e ammortamenti) dietro a quella della Juventus.

Ma per fare plusvalenze, è necessario vendere i giocatori migliori, sperando però che il loro valore di mercato sia salito rispetto a quando il loro cartellino è stato acquistato. In ogni caso, se in questo modo la Uefa sarebbe soddisfatta, il valore tecnico della squadra diminuirebbe di conseguenza, cosicché a non essere soddisfatti sarebbero i tifosi perché diminuirebbero anche le possibilità per il Milan di tornare ai fasti di un tempo.

Un bel rebus da risolvere... ma che non riguarda solo il Milan. Il vero problema, però, è stabilire se la Uefa sia in grado o meno di far rispettare le proprie regole in modo che valgano allo stesso modo per tutti i club... italiani ed europei.