"Non compete a una preside, nelle sue funzioni, lanciare messaggi di questo tipo. E poi il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà dei fatti. In Italia non c’è pericolo fascista, né una deriva violenta e autoritaria. Difendere le frontiere e ricordare l’identità di un popolo, non ha nulla a che vedere con il fascismo, o peggio con il nazismo. ...Non voglio creare martiri. Queste iniziative sono strumentali ed esprimono una politicizzazione che auspico non abbia un ruolo nelle scuole. Poi, se questi atteggiamenti dovessero persistere con comportamenti che vanno al di là dei confini istituzionali, vedremo se sarà necessario prendere delle misure. Attualmente non è necessario intervenire. Di queste lettere ridicole non so che farmene, sono propaganda. ...Trovo che ci sia sempre più un attacco anche alla libertà di opinione e un alzare i toni cercando di portare all’estero la polemica interna e trasformando questa polemica in una campagna di odio, delegittimazione e falsificazione della realtà. Quindi chiedo ai partiti di opposizione un maggior senso di responsabilità. I toni devono essere abbassati. Ma intanto mi aspetto solidarietà, perché essere minacciato di morte e auspicare che possa essere appeso a testa in giù non è un bel messaggio".

Questo è quanto dichiarato quest'oggi nel corso della trasmissione Mattino Cinque, su Canale 5, dal ministro dell'umiliazione e della riduzione di stipendio per gli insegnanti al Sud, il leghista Giuseppe Valditara, cui la post-fascista Meloni ha affidato il dicastero dell'Istruzione, intitolato per l'occasione al merito... nonostante chi lo guidi stia ampiamente dimostrando che per far carriera non sia così necessario!

Con chi ce l'aveva Valditara?

Con la preside del liceo scientifico Da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, che sull'aggressione fascista dello scorso sabato ha pubblicato questa lettera indirizzata al personale scolastico, agli studenti e alle loro famiglie: "In merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l'episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra.Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi due cose: chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri va lasciato da solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e la cultura.Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni e fa ma non è andata così. ... Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti.Odio gli indifferenti - diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. ... Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza".

In pratica, l'ottima preside Savino ha ricordato che gli attuali estremisti di destra al governo, quelli che in pubblicano si fanno chiamare conservatori mentre in privato fanno il saluto romano e celebrano la marcia su Roma, vanno chiamati con il loro nome... per quello che sono: fascisti.

E vivaddio che esistono ancora persone così che hanno il coraggio di dire pane al pane e vino al vino, in barba ai politici ipocriti e ai giornalisti prezzolati che vogliono descrivere un governo post-fascista come conservatore... nonostante in soli pochi mesi, abbia dimostrato di seguire la politica del ventennio: occupare posti pubblici, regalare prebende e inventarsi nemici su nemici per far digerire quello di cui non può vantarsi... oltre ad esultare per far crepare la gente in mare, più di quanto non accadesse in precedenza.

A rendere ancor più ridicole le affermazioni di Valditara è che successivamente il ministro leghista si è presentato nella Sala Koch di Palazzo Madama, per spiegare a degli studenti delle scuole secondarie i principi fondamentali della Costituzione, di cui nel 2023 ricorrono 75 anni dalla sua entrata in vigore.

Il ministro dell'umiliazione, ancora una volta, l'ha fatta grossa... senza neppure accorgersene.

Così il sindaco di Firenze, Dario Nardella, gli ha replicato a stretto giro:

"Dopo il pestaggio di sabato mattina ci aspettavamo che il Ministro Valditara venisse qui a Firenze a parlare con gli studenti o almeno condannasse l’accaduto.Stamattina, invece, ha offeso la preside del Liceo Da Vinci che ha sollevato con rispetto un dibattito su quello che è successo. Le sue parole oltraggiose sono inaccettabili per la nostra città e per tutta la comunità scolastica.Valditara si scusi o si dimetta".

Il dem Matteo Orfini ha ricordato in sequenza a Valditara ciò che, poveretto lui, Valditara non ha capito:

  1. Un gruppo di fascisti pesta gli studenti davanti a una scuola.
  2. Il governo non dice una parola.
  3. La dirigente scolastica scrive una lettera su quanto accaduto in cui richiama i valori della Costituzione e segnala i pericoli.

Il ministro Valditara - che sulla Costituzione ha giurato - non attacca i fascisti, ma la dirigente, definendo la lettera ridicola. Il ministro dell'istruzione dunque non pensa di difendere gli studenti e il personale scolastico, ma i fascisti che li assaltano. Un personaggio indegno.

Queste le parole della capogruppo del Movimento 5 Stelle in Senato Barbara Floridia: "Accusare di politicizzazione la preside del liceo Michelangelo di Firenze per la sua lettera così accorata, e dal grande valore civile, qualifica il ministro dell’istruzione Valditara. Quello dell’antifascismo dovrebbe essere un valore condiviso, tanto più all’interno delle nostre scuole e tanto più a seguito dell’aggressione squadrista avvenuta ad opera di azione studentesca, vicina a Fratelli d’Italia. Il fatto che Valditara non condanni le violenze ma annunci azioni nei confronti della preside è intollerabile. Mai come oggi Valditara dovrebbe solo vergognarsi”.

Questo, invece, il commento di Pagliarulo (Anpi), pubblicato sul Fatto quotidiano del 23 febbraio, relativo al silenzio della Presidente del Consiglio sull'aggressione squadrista davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze

"Giorgia Meloni non ha nulla da dire sull'aggressione ai ragazzi del liceo Michelangiolo da parte di giovani legati al suo partito. Non basta: con coraggioso sprezzo del ridicolo il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio (FdI) ha dichiarato che gli aggressori si sono legittimamente difesi. Per coincidenza, la Meloni non ha avuto nulla da dire neppure sull'anniversario della marcia su Roma, né sul fascismo, che non ha mai condannato. Eppure si ripetono da parte di esponenti del suo partito comportamenti ed affermazioni apologetiche del ventennio. Meloni alle volte non dice, ma altre volte dice. E le parole che ripete spesso sono: dovere, patria, nazione, destino. Durante il ventennio in nome della parola dovere c'era chi stava sopra e chi stava sotto; in nome della parola patria si invadeva la patria degli altri; in nome della parola nazione si perseguitavano gli ebrei, gli slavi, gli africani; in nome della parola destino si invocava e si proclamava l'impero. In nome di queste quattro parole si perseguitava chiunque la pensasse in altro modo. Per coincidenza, la Meloni usa le stesse parole del fascismo. Ha affermato che il MSI è stato un partito della destra democratica, dell'Italia democratica e repubblicana. Eppure Rodolfo Graziani, criminale di guerra, ministro della Difesa della RSI, fu presidente onorario di quel partito negli anni 50, quando Junio Valerio Borghese, capo della famigerata X MAS [quella fascista, ndr], fu presidente del partito e poi, nel 1970, protagonista di un fallito colpo di Stato. Per non parlare di Pino Rauti [padre di Isabella Rauti, parlamentare di FdI, ndr], a cui FdI ha dedicato un circolo giovanile a Brescia. Per non parlare ancora di cinquanta e passa anni di aggressioni e di violenze da parte di personaggi del MSI. Sempre per coincidenza. Ma, come diceva Totò, troppe coincidenze coincidono. È prematuro lanciare un allarme. Ma certamente si alza  e di parecchio l'asticella della preoccupazione".

E c'è chi continua a scandalizzarsi se qualcuno definisce post-fascisti questa accozzaglia che governa l'Italia!