È possibile e molto più conveniente costruire siti di stoccaggio per il gas da affiancare ai gasdotti esistenti. Infatti, flussi di gas che arrivano dall'Italia già esistono e da provenienze diverse che consentono al paese di cautelarsi daun eventuale mancato approvvigionamento in funzione di problemi derivanti da cause tecniche o politiche.

A questi si aggiungono siti di stoccaggio già operanti che permettono all'Italia di approvvigionari contrattando la materia prima a prezzi di mercato e di mettere in concorrenza più produttori per strappare prezzi migliori. Se a queste considerazioni aggiungiamo che tra non molto l'incidenza di carburanti di origine fossile diminuirà progressivamente in a causa delle sempre più innovative soluzioni che ci consentiranno di aprovvigionarci di energia a prezzi sempre più convenienti e a basso, se non nullo, impatto ambientale, è logico chiedersi a che cosa diavolo possa servire l'ennesimo gasdotto che porterà il gas dalla Azerbaijan facendolo arrivare sulle coste pugliesi nei pressi di Melendugno, non un sito industriale, ma un'oasi naturalistica con mare incontaminato e ulivi.

Da giorni, in quell'area è iniziato lo sradicamento degli ulivi per consentire il passaggio del gasdotto. Dopo le proteste di decine di attivisti che hanno sistematicamente cercato di impedire il lavoro degli addetti allo srdaicamento degli alberi, i lavori erano stati sospesi.

Dopo la sentenza del consiglio di Stato che ha respinto i ricorsi presentati dal comune di Melendugno e dalla Regione Puglia, i lavori sono ripresi questa mattina e con essi la progetsa di un centinaio di attivisti "No Tap" che, insieme agli amministratori locali, hanno bloccato la strada di accesso alla zona. Al momento sul posto ci sono circa 300 manifestanti e numerose forze dell'ordine nel cecare di gestire la situazione, anche se degli scontri sono stati registratgi in prima mattinata.

I manifestanti cercano di impedire l'allestimento e i lavori del cantiere che consentiranno il passaggio del gasdotto dal mare alla terra ferma. Per liberare sul terreno devono essere espiantati oltre ulivi che verranno ripiantati in un diversa località. Finora solo 11 sono stati espiantati su un totale che supera di poco i 200. Gli ulivi espiantati si trovano nel sito di stoccaggio di masseria del Capitano.

Le forze dell'ordine hanno rotto il cordone di circa 300 attivisti contrari alla realizzazione dell'infrastruttura e, quindi, allo spostamento degli alberi, che si erano stesi davanti all'ingresso del cantiere per impedire l'entrata dei mezzi, riferiscono fonti della pubblica sicurezza.

Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, che insieme ad altri sindaci di comuni di quest'area del Salento sta pertecipando al presidio, ha inviato alla Regione Puglia una richiesta di impugnare queste autorizzazioni in autotutela come ultimo tentativo per bloccare l'avvio dei lavori.

Questo è quanto ha dichiarato alle agenzie di stampa: «Stiamo cercando di fare capire a Tap, al ministero all'Ambiente e alla Regione Puglia che le autorizzazioni non sono complete e sono illegittime, nonostante una nota del ministero dell'Ambiente che non chiarisce nulla, scritta in burocratese. La Regione sta impugnando queste autorizzazioni, ma forse è troppo tardi per frenare lo spostamento degli ulivi».

L'operazione della rimozione degli ulivi deve essere effettuata in una data massima che è stata stabilita entro il 30 aprile, oltre la quale, verrebbe meno il rispetto dei tempi per la realizzazione dell'infrastruttura che vede coinvolta anche Snam, che partecipa alla costruzione dell'opera con una quota del 20%.