Alla Sapienza di Roma, martedì, si è tenuta come previsto la seduta del Senato Accademico per discutere della eventuale sospensione del bando di collaborazione con le università israeliane (a seguito del genocidio in atto a Gaza) lanciato dal Ministero degli Esteri. Gli studenti (tramite una rappresentanza) avevano chiesto di spiegare le loro ragioni durante la seduta, ma la rettrice dell'università Antonella Polimeni, non a caso membro della fondazione Med-Or di Leonardo, glielo ha negato chiedendo l'intervento della polizia.

Queste erano le richieste degli studenti:

  • l'applicazione di sanzioni verso Israele: bloccare ogni collaborazione con il Technion di Haifa, le università israeliane, e il bando MAECI;
  • la rottura di ogni accordo di ricerca e/o didattico con l'industria bellica (Leonardo Spa, Thales Alenia e altri) e con le forze armate (con l'Esercito Italiano, con l'Aereonautica militare, con la Marina Militare - come la prossima esercitazione Mare Aperto 2024 - e con la NATO);
  • le dimissioni della Rettrice dal comitato tecnico scientifico della Fondazione Med-Or di Leonardo Spa.

In una manifestazione, gli studenti chiedevano di discutere l'appello firmato da 2500 tra studenti, ricercatori, amministrativi e 150 docenti della Sapienza per la "sospensione" degli accordi con gli atenei israeliani, come già avvenuto a Torino, a Pisa (alla Normale), a Bari, e (in parte) a Milano, dove alla Statale il Senato accademico ha sospeso l'accordo di collaborazione con l'università israeliana di Ariel, contestata anche nello stesso Stato ebraico per esser stata fondata in Cisgiordania.

Dopo qualche momento di tensione davanti al rettorato, gli studenti hanno lasciato la città universitaria per dirigersi verso il commissariato di San Lorenzo ma, secondo quanto raccontano, sarebbero stati bloccati dalla polizia a viale Regina Elena, dove sarebbero avvenuti gli scontri e i "manganellamenti", che hanno consentito alla premier Meloni di etichettare i manifestanti come delinquenti.

Ma la protesta degli studenti continua, anche con uno sciopero della fame... contro il genocidio in atto a Gaza e nei Territori Occupati, in barba alle ridicole accuse di polizia, Sapienza e sionisti. 

Questo l'appello di Cambiare Rotta:

"Appello a democratici, pacifisti e società civile a sostenere le richieste di studenti e accademici nelle università per fermare il genocidio in Palestina.Siamo studenti e studentesse dell'Università La Sapienza di Roma, abbiamo deciso di intraprendere uno sciopero della fame dalla mattina di mercoledì 17 aprile, incatenati sotto al rettorato del nostro ateneo.Ci rivolgiamo a tutti coloro le cui coscienze sono scosse dalle terribili immagini del genocidio in corso a Gaza, dalla preoccupante condizione in cui versano tutti i territori palestinesi sotto attacco continuo, e dalla possibilità sempre più reale di una escalation generalizzata della guerra in Medio oriente e non solo.Siamo arrivati alla scelta di questa forma di protesta non violenta, dopo mesi di una mobilitazione eterogenea e diffusa che ha visto in diversi settori della società una presa di posizione netta contro le guerre, per un cessate il fuoco, per fermare l'escalation in corso che rischia di trascinare il mondo in una terza guerra mondiale a pezzi. A tutto questo però è corrisposto soltanto un preoccupante avvitamento antidemocratico che nei casi più estremi si è tradotto anche in manganelli e violenza repressiva su studenti e studentesse, tanti gli ultimi eventi noti.È poi proprio nell'università, da tempo fulcro della coscienza critica, che una convergenza di professori, ricercatori, studenti e studiosi di ogni genere, ha messo all'ordine del giorno la necessità di mettere fine alle collaborazioni di ricerca e didattiche che legano la formazione all'industria della guerra e ad Israele, e in alcuni atenei come quelli di Torino, Pisa, Bari, Napoli e Milano questa battaglia ha conquistato alcune importanti vittorie.Oggi tuttavia, guardandoci attorno, non riusciamo a vedere altro che l'urgenza di fare di più e fare meglio: siamo in sciopero della fame perché il nostro Paese non è ancora disposto ad adoperarsi per costruire le condizioni per la pace, ma non c'è più tempo di aspettare. E siamo incatenati e in sciopero della fame al rettorato della Sapienza perché è dal cuore della più grande università d'Europa che ottenere un passo indietro da chi è complice di un genocidio, può produrre un importante cambiamento.Dai vertici dell'amministrazione però fino ad oggi non sono arrivati segnali positivi. Al contrario, la Rettrice Antonella Polimeni insiste nello squalificare le proteste degli studenti e nel silenziare le rivendicazioni del mondo accademico che pone la questione etica dell'utilizzo militare della ricerca scientifica. Un atteggiamento, quello della Rettrice della Sapienza, che distrae dal fulcro della questione che si vorrebbe mettere sotto il tappeto: l'ateneo, anzi la sua governance e in primis la Rettrice stessa, hanno le mani sporche del sangue dei palestinesi.Le hanno perché collaborano quotidianamente con università sorte in Palestina su territorio occupato, colonie la cui stessa esistenza è un crimine per il diritto internazionale; collaborano con le aziende produttrici di armi, come il campione internazionale Leonardo s.p.a. a partecipazione israeliana; collaborano con Israele a fini di ricerca che, come sostenuto anche dalle migliaia di accademici firmatari della Lettera contro il bando MAECI e da numerosi esperti, mettono il sapere a servizio di prodotti e tecnologie ad “uso duale”: sviluppate per uso civile, finiscono direttamente nell'arsenale di tecnologie impiegate nelle guerre in tutto il mondo.Per questo, come studenti, riteniamo che la Rettrice debba fare un passo indietro urgentemente, perché di fronte al genocidio del popolo palestinese e al rischio di un conflitto generalizzato, questa è l'unica scelta giusta.Ci appelliamo qui a tutti i soggetti democratici, pacifisti e della società civile a sostenerci in queste ore e a dare risonanza a questo percorso che vuole lo sganciamento da qualsiasi complicità e fermare l'escalation.Chiediamo inoltre che la rettrice convochi urgentemente un momento di confronto largo e aperto tra tutte le componenti dell'Ateneo per far emergere con forza le ragioni di chi vuole il cessate il fuoco immediato e la fine del genocidio a Gaza.Invitiamo tutti gli studenti, docenti, ricercatori e chiunque sia a favore della pace ad unirsi a noi nelle proteste di questi giorni".

Se questo è delinquere...