Nonostante si faccia credere all'opinione pubblica che la protesta dei pastori sardi sia terminata, inutile aggiungere grazie a chi, le cose nella realtà stanno diversamente, tanto che lo storico leader del Movimento Pastori Sardi, Felice Floris, parla di un passo indietro.

Il perché? «Si torna così alla proposta già scartata un mese fa al tavolo organizzato dall'assessore regionale dell'Agricoltura - spiega Floris. - Allora si stava chiudendo sopra i 70 centesimi più Iva e non abbiamo accettato. E senza mettere sul piatto della bilancia i 50 milioni di euro di oggi.

La gente, però, non torna indietro e noi lo sentiamo. Non c'è trattativa se non c'è un sistema immediato che porti ad una soluzione strutturale, con un minimo garantito per i costi di produzione e non con il prezzo del latte che viene stabilito dopo la vendita.

Il valore finale deve essere poi ancorato ad una griglia di prodotti che non preveda solo il Pecorino Romano.

Sono stupito - prosegue Floris - per la semplicità con la quale, anche il ministro Centinaio, in questo caso, abbia appoggiato un preaccordo così limitato, così povero e anche poco rispettoso dell'intelligenza degli altri.

Invito a guardare la lista del documento... non c'è niente! È pieno di "se". Invece il latte munto è una cosa certa. Ma è l'unico prodotto al mondo per il quale il prezzo viene fatto dopo che viene trasformato e viene venduta la materia. Ma stiamo scherzando? Questo lo può fare una cooperativa, ma non un privato!»

Tra le altre questioni che Floris ha bocciato, vi sono anche quella della riprogrammazione della scadenza dell'8 marzo per continuare la produzione sino a luglio, definita demenziale, e quella della diversificazione delle produzioni, per non restare ancorati alle oscillazioni del mercato del Pecorino Romano, ma non applicata.

Sulla stessa linea anche la CIA che in una nota ha confermato il proprio sostegno alle rivendicazioni degli allevatori in attesa dell'incontro di giovedì 21 a Roma.

In pratica, la situazione che si è venuta a creare è grottesca. Ai pastori che hanno iniziato la protesta, il latte verrà pagato poco più di 70 centesimi al litro, in attesa che nei prossimi mesi il prezzo del pecorino romano aumenti, tanto che i produttori possano poi pagarlo 1 euro + Iva come da loro richiesto. E per far aumentare il prezzo del formaggio, questo verrà trattenuto in stagionatura e non immesso sul mercato. Per il "disturbo", ai produttori vengono concessi, fin da subito, 50 milioni di euro!

E questo è l'accordo pensato da Centinaio con la benedizione di Salvini. E chi è che non lo definirebbe una presa in giro?

Inoltre la Lega, che si è ormai intestata la guida del Governo, ha pensato a tutto. Così, i pastori che adesso pensano di continuare la protesta vengono minacciati di finire tra le maglie del cosiddetto "decreto Sicurezza".

Infatti,  a quanto riporta l'informazione dell'isola, forze dell'ordine e procure sarebbero adesso impegnate a identificare chi, già nei giorni scorsi, abbia oltrepassato nelle manifestazioni  i confini imposti dalla nuova legge, tanto che ci sarebbero già numerosi fascicoli aperti su cui indagare.

Si parte dai blocchi stradali non autorizzati fino ad arrivare al sequestro di persona senza fini di estorsione, quando i trasportatori sono stati costretti a stare dentro i loro abitacoli, oltre alla violenza privata, alle minacce, alla rapina impropria...

Pertanto, con queste premesse, difficile credere che la protesta dei pastori possa dirsi conclusa.