Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sono occorsi cinque giorni per ottenere l'astensione degli Stati Uniti su una risoluzione che...

  • Chiede a tutte le parti di facilitare e consentire la consegna immediata, sicura e senza ostacoli di assistenza umanitaria su larga scala direttamente ai civili palestinesi.

  • Invita le parti a creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità (una prima versione prevedeva la sospensione dei combattimenti, mentre una seconda bozza, scartata, prevedeva la sospensione dei combattimenti per consentire l'arrivo degli aiuti).

  • Chiede alle parti di facilitare l’uso di tutte le vie disponibili verso e attraverso l’intera Striscia di Gaza per la consegna degli aiuti.

  • Richiede al segretario generale delle Nazioni Unite di nominare un funzionario per supervisionare l'erogazione degli aiuti e chiede che quel funzionario crei un meccanismo ONU per accelerarne la consegna. Ciò rappresenta un altro compromesso, con una bozza iniziale che chiedeva al segretario generale delle Nazioni Unite di creare un meccanismo vincolante per aiuti rapidi.

  • Chiede il rilascio dei prigionieri.

  • Chiede che venga fornito a Gaza carburante sufficiente per soddisfare le esigenze umanitarie.

La risoluzione è passata con i voti a favore (13) di Albania, Brasile, Ecuador, Gabon, Ghana, Giappone, Malta, Mozambico, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Cina, Francia e Regno Unito. Due (2) sono stati gli astenuti: Usa e Russia. Nessun Paese si è detto contrario. Si ricorda che il potere di veto è disponibile unicamente per i cinque membri permanenti del Consiglio: Stati Uniti, Russia, Francia, Cina e Regno Unito.

Purtroppo, la bieca ipocrisia dell'amministrazione Biden ha prevalso ancora una volta, permettendo così che il massacro di civili in atto a Gaza possa continuare.

Per Linda Thomas-Greenfield, l'ambasciatrice USA all'ONU, la risoluzione su cui si è astenuta sarebbe un "notevole passo avanti"!

Le risoluzione, a supporto del voto dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che chiedeva un immediato cessate il fuoco a Gaza, nella prima bozza riportava, per l'appunto, la richiesta di un'immediata cessazione delle ostilità", a cui gli Stati Uniti, durante le discussioni preparatorie, si sono opposti.

In una seconda bozza, la cessazione è diventata "sospensione" delle ostilità. Anche in quel caso, però, per gli Stati Uniti continuavano ad esserci problemi nel poter accettare il testo proposto.

Quindi, il compromesso che è stato ritenuto sostenibile per giustificare "l'astensione" di Washington, è una risoluzione che chiede "passi urgenti per consentire l’accesso umanitario" e "creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità".

L'ambasciatore russo, che durante la riunione ha avuto un duro scontro verbale con la collega americana, ha definito il testo alquanto ambiguo, presentando così un emendamento, prima del voto finale, in cui si chiedeva che nella risoluzione fosse specificata  la "sospensione delle ostilità". L'emendamento non è stato approvato per il veto USA, nonostante 10 nazioni abbiano votato a favore e 4 si siano astenute.

Adesso, la creazione delle "condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità" può essere sufficiente a interrompere il genocidio dei palestinesi di Gaza ad opera di Israele? Purtroppo sembra complicato, se non impossibile. La strada diplomatica per arrivare a tale risultato è stata però imboccata da Guterres subito dopo il voto.

Il segretario generale delle Nazioni Unite  ha detto ai giornalisti che sarebbe un errore giudicare l'efficacia dell'operazione di aiuto umanitario a Gaza in base al numero di camion che entrano nell'enclave.

"Il vero problema è che il modo in cui Israele sta conducendo la sua offensiva sta creando enormi ostacoli alla distribuzione degli aiuti umanitari all’interno di Gaza. Un’operazione di aiuto efficace richiede sicurezza, personale che possa lavorare in sicurezza, capacità logistica e la ripresa dell’attività commerciale. Questi quattro elementi adesso non esistono".

Guterres ha detto che spera che la risoluzione appena approvata possa iniziare a migliorare la crisi umanitaria a Gaza, ma "c’è ancora molto da fare".

Infine, dopo aver condannato nuovamente l'attacco di Hamas del 7 ottobre, ha ricordato a Tel Aviv che "quelle violazioni del diritto internazionale umanitario non potranno mai giustificare la punizione collettiva imposta al popolo palestinese e non liberano Israele dai suoi obblighi nei confronti del diritto internazionale".

In sostanza, il segretario generale dell'ONU ha fatto intendere che adesso l'unico modo per dar seguito alla risoluzione è un immediato cessate il fuoco: l'unico mezzo perché gli aiuti umanitari possano arrivare a Gaza su larga scala.

Dopo il voto, il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, ha detto che "Israele continuerà la guerra finché tutte le persone rapite non saranno rilasciate e Hamas non sarà eliminato da Gaza", aggiungendo che "Israele continuerà ad agire in conformità con il diritto internazionale, ma riconsidererà tutti gli aiuti umanitari forniti per motivi di sicurezza".

La CNN ha poi riportato la dichiarazione di un funzionario americano (che non ha voluto rivelare la propria identità), secondo cui lo Stato ebraico avrebbe offerto ad Hamas una tregua di una settimana in cambio del rilascio di 35 prigionieri. Hamas, in precedenza, aveva detto che nessun prigioniero lascerà Gaza senza un cessate il fuoco... definitivo.

Nelle ultime ore i bombardamenti su Gaza si stanno intensificando e sarebbero centinaia le nuove vittime. L'ultimo aggiornamento sul numero ufficiale dei palestinesi assassinati da Israele nella Striscia è arrivato a 20.360... senza contare i dispersi. Quasi la metà sono minori.