La cerimonia del Ventaglio è il tradizionale appuntamento tra i presidenti di Camera e Senato e la stampa parlamentare, prima della pausa estiva che chiude l'attività delle camere che riprenderà poi a settembre.

La cerimonia di questo 2024 relativa al Senato ha visto il presidente La Russa lasciarsi andare a dichiarazioni che hanno sollevato più di qualche perplessità, sia nella pubblica opinione che tra gli addetti del settore dell'informazione.

Iniziamo con il caso di Andrea Joly, il giornalista della Stampa aggredito a Torino da esponenti di CasaPound.

Il commento di La Russa sull'accaduto è stato ineccepibile: «Sulla vicenda di questi giorni ho una posizione di assoluta e totale condanna».

E allora dove sta il problema? Nelle parole successive, che avrebbe dovuto non dire:

«Ci vuole un modo più attento di fare le incursioni legittime da parte dei giornalisti. Lui non si è mai dichiarato giornalista. Non sto giustificando niente. Non credo però che passasse lì per caso, avrei trovato più giusto se l'avesse detto».

Non soddisfatto, il presidente del Senato ha pure commentato così la richiesta di scioglimento di CasaPound:

«Non tocca a me decidere».

Ognuno può comprendere autonomamente le implicazioni di tali affermazioni, tanto da essere inutile sottolinearle. È invece più interessante riportare la considerazione della Fnsi, il sindacato dei giornalisti:

«Il presidente del Senato dovrebbe garantire tutti e invece fa il giocatore di parte». 

Una considerazione che fa da commento anche per quanto detto dopo da La Russa, sempre inopportunamente, stavolta in relazione al possibile acquisto dell'agenzia di stampa Agi da parte del leghista Antonio Angelucci:

«Se lei pensa che i giornali di Angelucci abbiano il dominio della stampa allora ha bisogno di rafforzare la sua conoscenza. Non mi pare che Angelucci, qualunque sia la valutazione, condizioni la comunicazione, più di quanto fa il mio amico Cairo».

Il Cdr dell'Agi, attraverso un comunicato stampa, ha successivamente replicato a La Russa, ricordandogli quel che avrebbe dovuto comunque conoscere, cioè che

«un'agenzia di stampa non è un quotidiano e che in nessun Paese europeo una fonte di informazione primaria è di proprietà di un gruppo imprenditoriale riconducibile ad un parlamentare. Siamo fautori del libero mercato, ma non ne individuiamo nemmeno un briciolo nella nostra vicenda, dove una partecipata di Stato si troverebbe a cedere un suo ramo di azienda ad un gruppo che fa capo ad un parlamentare, oltretutto di maggioranza. Una vicenda su cui la Commissione e il Parlamento Ue stanno vigilando e di cui hanno scritto le più autorevoli testate internazionali».

Sempre nell'assoluta volontà nel venir meno al rispetto del suo ruolo istituzionale che lo porta così ad essere giocatore di parte, La Russa ha poi detto....

Sulla partita del cuore:

«Un giornalista ha detto non si gioca a calcio con i fascisti, si chiama Berizzi (di Repubblica, ndr). Io non giocherei a calcio con Berizzi, siamo pari». (Dobbiamo allora intendere che La Russa sia fascista? ndr)

Su Ilaria Salis, sempre in relazione alla partita del cuore:

«L'avrei messa come centravanti per occupare l'area e sfondare la porta».

Ed infine su Marina Berlusconi:

«Ha parlato di una sinistra di buon senso. Troviamola...».