Canis sine dentibus vehementius latrat. La citazione, che oggi noi traduciamo con un semplice "can che abbaia non morde", è stata riportata in latino solo per ricordarci che anche nell'antichità le cose non andavano poi così tanto diversamente rispetto ad oggi.

I due "cani" del momento, senza voler offendere nessuno, sono rappresentati da una parte dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dall'altra dal dittatore nord coreano Kim Jong-un. In questi giorni, i due personaggi si sono sfidati ad una gara di dichiarazioni sulla possibilità di scatenare una guerra tra i due paesi da loro governati, promettendosi a vicenda conseguenze nefaste, ovviamente destinate solo al paese avverso.

"Fire and fury", questa l'ultima minaccia di Trump che in italiano può esser tradotta con fuoco e fiamme... da scatenare naturalmente in Corea del Nord anche tramite una guerra preventiva. La replica di Kim Jong-un non è stata da meno, affermando di esser pronto a colpire l'isola di Guam, territorio americano da più di due secoli, sede di una base militare aerea e navale, che ospita oltre 160mila cittadini statunitensi. Anche l'isola di Guam, pur essendo in mezzo al Pacifico, è comunque territorio americano!

Dopo le minacce, passiamo però a delle considerazioni pratiche. La capitale della Corea del Sud, Seul, conta circa 10 milioni di abitanti ed è, come si dice in questi casi, ad un tiro di schioppo dal confine con il Nord. Dando per scontata l'efficacia degli Usa nel colpire preventivamente gli armamenti di Pyongyang e confidando nelle capacità del sistema Terminal High Altitude Area Defense posto a protezione della capitale, come non considerare però le conseguenze che una risposta della Corea del Nord potrebbero causare a una parte degli abitanti di Seul?

La forza militare di Kim Jong-un non è messa in discussione e le conseguenze di una reazione ad un attacco preventivo possono essere più che certe. La vita di alcune migliaia di persone potrebbe essere una moneta spendibile per gli USA per cancellare per sempre la minaccia rappresentata dal dittatore nord coreano?

E per quanto riguarda Guam? Qualunque sia la possibilità di attaccare l'isola americana, la distanza che la separa dalla Corea del Nord è superiore ai 3mila km. Considerati i sistemi di difesa Usa, difficile che un missile lanciato da così distante possa essere "non visto" e non abnbattuto. Ma la Corea del Nord ha anche i sottomarini... e a Guam, però, vi è per l'appunto una base navale di sottomarini Usa. Possibile che anche via mare gli americani potrebbero esser presi di sorpresa?

Quindi, anche se le considerazioni sopra espresse non costituiscono certo un'analisi accurata e dettagliata, è abbastanza evidente che dar seguito alle minacce verbali sarebbe, sia per Trump che per Kim Jong-un, realmente un problema, se non addirittura quasi impossibile. Quindi... canis sine dentibus vehementius latrat.