POTENZA – (Ernesto Genoni) – Dopo una attenta e minuziosa opera di restauro, la prima statua del Sacro Cuore, appartenuta in assoluto alla congregazione di madre Maria D’Ippolito, è stata collocata nella cappella della casa di Potenza, tra la gioia e l'emozione delle consacrate.

La statua del Sacro Cuore, fu donata dalla Madre Maria d’Ippolito alla Cattedrale di Marsico Nuovo nel 1916. Ieri, 2 maggio, altra data da ricordare, la congregazione di padre Eustachio ha compiuto 115 anni dalla fondazione (1908-2023).

La semplice cerimonia, con la superiora della casa potentina, suor Alferia che ha predisposto l’intervento di ripristino, e alla presenza della Madre Generale, Giuseppina Anatrone, ha avuto accoglimento nel corso della commemorazione, per il primo centenario della salita al cielo di Eustachio Montemurro, nella due giorni dal 30 Aprile al 1° Maggio scorso. Una singolare celebrazione eucaristica presieduta dal monsignor Salvatore Ligorio, Arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, in carica dal 2015, nonché Presidente della Conferenza episcopale della Basilicata.

Una statua a dimensioni d’uomo quella dell’antico “Sacro Cuore”, proprio quella statua che Madre Maria della Santa Croce, al secolo Maria Teresa D’Ippolito, acquistò da giovanissima, con le offerte dei fedeli di Marsico Nuovo (PZ), dove agli inizi del 1912, madre Maria, con le suore e qualche postulante, si stabilisce nella casa di quella comunità. La stima di madre Maria, in quel di Marsico Nuovo, è avvalorata, ancora, da mons. Mazzeo, vicario generale dei vescovi Monterisi, Razzoli e Pecci, come si legge dalle cronache del tempo.

Nel 1961, monsignor Mazzeo, parla di lei come «un’anima piena di amore di Dio e spirito di sacrificio, la quale profuse per la comunità̀ tutte le rendite del suo patrimonio di famiglia e tutta la sua vita con le sue mirabili virtù̀ di carità̀ e prudenza, che le meritarono l’affetto filiale e la venerazione non solo delle suore ma anche di tutta la cittadinanza di Marsico, che ancora la ricorda e ne parla con ammirazione».

«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime»… così nelle meditazioni di padre Eustachio, al Sacro Cuore di Gesù, ispirandosi al Vangelo di Matteo:

Fu proprio la contemplazione, in particolare del Costato Trafitto di Cristo, - così come dai suoi rapporti epistolari - che indusse don Eustachio a scegliere la vita consacrata, in un Istituto religioso, e a promuovere congregazioni di religiosi e religiose per rifugiarsi nel Cuore di Gesù, per offrire al mondo, attraverso il servizio spontaneo testimonianza d’amore, l’amore di Dio perennemente proteso verso i suoi figli. Montemurro rinsaldava la sua fede ripetendo: "Tu, dunque, sei Cristo figliuolo di Dio vivo”. Ed invoca: “Dammi la sapienza; la Scienza se ti piace e in quella misura che ti piace, ma la Sapienza, diletto, te la chiedo tutta”. Invocava la grazia dei disprezzi e delle tribolazioni, ma anche “soffrire sì ed essere disprezzato per te; oh! Quanto quanto giova per salire a te”.