Per sabato 2 aprile, sono sette i corridoi umanitari aperti in Ucraina negli oblast di Luhansk, Zaporizhia e Donetsk per evacuare i cittadini dalle città più colpite dalla guerra di invasione russa, in base a quanto ha dichiarato quest'oggi la vice primo ministro Iryna Vereshchuk.

Tra quelli concordati è previsto anche un corridoio per lasciare Mariupol a bordo di auto private utilizzando il seguente tragitto: Mariupol - Mangush - Berdyansk - Tokmak - Vasylivka - Kamyanske - Zaporizhia.

È lo stesso che oggi gli autobus coordinati dalla Croce Rossa tenteranno nuovamente di percorrere per raggiungere Mariupol e far uscire altre centinaia di persone intrappolate in quello che è possibile descrivere come un vero e proprio inferno, dove gli sforzi umanitari sono costretti a gareggiare contro quelli bellici.

Infatti, la più importante città portuale (quel che ne resta) sul mar d'Azov è cruciale per collegare via terraferma la Crimea con il resto della Russia. Il Donbass e il sud dell'Ucraina, includendo molto probabilmente Odessa, sembrano adesso le aree su cui le forze armate di Mosca vogliono puntare. 

A nord, parrebbe che il ritiro delle truppe russe sia reale, seppur proceda al rallentatore. Oggi, i russi si sono ritirati anche dall'aeroporto di Hostomel, che si trova nei pressi di Kiev, oggetto di aspri combattimenti fin dall'inizio del conflitto. Hostomel è il più importante aeroporto dell'Ucraina per i voli cargo nazionali e internazionali, oltre ad essere una base aerea militare.

Ma mentre la pressione militare al nord sembra diminuire, lo Stato maggiore delle forze armate ucraine lancia l'allarme di un possibile coinvolgimento nel conflitto dei militari russi dislocati nella Transnistria, ufficialmente Repubblica Moldava di Pridniestrov o Pridnestrovie, una striscia di terra occupata dalla Russia, non riconosciuta dall'ONU come Stato indipendente, che si trova tra Moldavia e Ucraina. Le forze russe in Transnistria distano poche decine di chilometri da Odessa, il porto più importante dell'Ucraina sul Mar Nero.

Come è stato già ampiamente dimostrato, i piani di Mosca, prevedono anche di impedire la commercializzazione del grano ucraino sia per limitare le risorse finanziarie di Kiev, sia come strumento di ricatto sul fronte internazionale in base alla seguente logica: faremo arrivare il grano se la guerra finirà e la guerra finirà solo quando Kiev si arrenderà. La quasi certa crisi alimentare provocata da tale strategia è per Mosca un'arma da sfruttare.

L'ultimo aggiornamento delle forze armate ucraine indica che la Russia, al 2 aprile, ha perso 17.800 soldati, mentre l'elenco dei mezzi militari distrutti registra 631 carri armati, 1.776 mezzi corazzati per il trasporto di personale, 1.236 veicoli, 317 sistemi di artiglieria, 100 sistemi di lancio multiplo di razzi, 54 sistemi di difesa antiaerea, 134 elicotteri, 143 aerei, 76 depositi di carburante, 87 UAV (droni) e 7 imbarcazioni. 

E sempre sul fronte militare la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha dichiarato ieri che gli Stati Uniti doteranno l'Ucraina di attrezzature e forniture salvavita a cui poter ricorrere in caso di utilizzo da parte dei russi di armi chimiche o biologiche. Sempre ieri il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha annunciato l'invio di ulteriori 300 milioni di dollari in armamenti per la fornitura di razzi a guida laser, droni e servizi di analisi di immagini satellitari. Kirby ha affermato che questo "rappresenta l'inizio di un processo di appalto per fornire nuove capacità alle forze armate ucraine".

Non solo, secondo un'anticipazione del NYT, Biden avrebbe dato il proprio consenso all'invio di carri armati in Ucraina. I carri armati saranno acquistati all'est in modo da consentire l'immediato utilizzo da parte dei militari di Kiev di mezzi che conoscono e su cui sono già ampiamente addestrati. Chi fornirà i mezzi e come questi arriveranno in Ucraina è un rebus che rimarrà tale. Da vedere nelle prossime ore, nel caso l'indiscrezione trovasse conferme ufficiali, come reagirà Mosca.

Quel che appare evidente, però, è che in tale contesto parlare di un cessate il fuoco e di accordi pace appare alquanto utopico.

Aggiornamento ore 19.

Mykhailo Podolyak, il consigliere del presidente Zelensky, ha dichiarato, anche oggi, che è necessario imporre nuove e più pesanti sanzioni alla Russia, precisando che solo fermando le importazioni di gas e petrolio sarà possibile danneggiare l'economia di Mosca e fermare le uccisioni degli ucraini, aggiungendo, come possibile alternativa, la chiusura dei porti per tutte le merci russe.

Il presidente lituano, Gitanas Nauseda, aveva già raccolto l'invito, perché da aprile ha iniziato a non importare il gas russo. Un esempio che però altri Paesi europei, per il momento, non hanno intenzione di voler seguire. Lo ha detto oggi il commissario all'Economia dell'Ue, Paolo Gentiloni, dichiarando che l'Unione sta lavorando a ulteriori sanzioni contro la Russia, ma le misure aggiuntive non riguarderanno il settore energetico.

Sul fronte umanitario, il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha dichiarato alla stampa che il suo Paese può fornire supporto navale per l'evacuazione dei civili e dei feriti a Mariupol: "Il coordinamento con i funzionari russi e ucraini a questo proposito sta continuando".

Sul fronte militare, La Moldova non conferma la mobilitazione delle truppe russe in Transnistria. Lo ha detto il ministero degli Esteri moldavo in una dichiarazione su Twitter, precisando che non si registra un aumento dell'attività militare nella regione occupata dai russi, anche se la situazione viene comunque costantemente monitorata.

Oleh Synehubov, governatore dell'oblast di Kharkiv, ha affermato che la Russia ha bombardato un ospedale nella città occupata di Balakliia, situata nell'Ucraina orientale tra Kharkiv e Izjum, per farne ricadere la responsabilità sulle forze armate ucraine. Il governatore afferma che l'edificio è in parte distrutto e che circa 70 tra sanitari e pazienti necessitano un soccorso immediato.